Non prendete appunti -
Non prendete appunti -
Manuale

La crisi della vocazione

5 Febbraio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Un paio di settimane fa una persona molto intelligente e che stimo molto mi ha chiesto: “Ma sei sicura che la scrittura sia una passione e non solo uno sfizio?” La domanda nasceva dal fatto che, a parte i post di questo blog, la mia produzione letteraria in questi mesi è stata davvero scarsa e caotica.

Il mio primo istinto sarebbe stato risponderle: “Ma come si permette? Lei non sa…” E infatti, lei non sapeva. Cioè, conosceva i fatti e le avevo descritto le sensazioni ma lei non sapeva. Semplicemente perché lei non è me e ognuno vive le cose a modo suo.

E poi ho pensato: “E se avesse ragione?” Di certo non avrei usato la parola “sfizio” (sembra che si parli di un dolce a fine pasto) ma il dubbio mi ha sfiorato il cervello. Non ho risposto niente e chi mi conosce sa che io rispondo, sempre.

E scommetto che è capitato o capiterà anche a voi. Dire di voler fare lo scrittore è un po’ come annunciare di partire per trovare il Santo Graal; magari ci credono anche che vai per il mondo ma di sicuro non pensano che lo troverai! E, vista la situazione italiana, non hanno così torto.

E da quella domanda in poi, giorni di agonia. Forse sono un bluff? Grandi idee per una persona che si sente piccola e vuole essere speciale? Ammetto che in questo periodo, non riesco a rispondere a nessuna domanda su me stessa, anzi sono in grado di mettere punti di domanda anche dove non erano previsti. Lo sapete, sono sincera con voi.

Cari scrittori, a volte siamo noi i peggiori nemici di noi stessi. Visto come viene svalutato il nostro lavoro, un po’ la capisco ma se non crediamo in noi stessi, nessun altro ci crederà.

Ci basta così poco per mettere tutto in discussione. Una frase, un articolo, un ex compagno di classe che vende 40.000 copie del suo libro in un anno. Difficile tenere salda la propria fede. E’ normale dubitare.

Sapete come ho risolto il dilemma interiore? Scrivendo. E ho pensato: ma cosa ne parliamo a fare? Qual era il dubbio? Se risolvo le cose scrivendo, il problema non si pone neanche; scrivere per me non è solo “uno sfizio”. E quell’agonia seguita alla domanda è frutto del fatto che stavo mettendo un dubbio il muro portante della mia identità.

Vi rivelo che avrei sempre voluto fare qualcosa per il mondo, come essere la prima donna italiana sulla Luna, aprire un orfanotrofio in India o trovare una cura per il cancro. Ho una profonda ammirazione per il team di italiane che ha isolato il coronavirus. Ma io so solo scrivere, quindi l’unico contributo che posso dare al mondo è raccontare storie. Io sono una cantastorie e non permetto a nessuno di metterlo in discussione.

Era questa la risposta che dovevo darle e dovremmo ripeterlo anche a noi stessi, perché non c’è qualcuno che viene in giro con noi tutto il tempo ricordandoci che senza scrivere non possiamo vivere. Possiamo farlo solo noi.

Quindi, che aspettate? Andate a scrivere! Ad maiora!

Share:
Reading time: 2 min
Manuale

Il racconto: un’arte sottovalutata

15 Gennaio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Una volta lessi un post sulla mia pagina di Facebook; a quanto pare, era la giornata mondiale della lentezza. Per prima cosa ho pensato: ma tutti i giorni è la giornata mondiale di qualcosa? Poi ho pensato: sarà mondiale ma a Milano la lentezza è un’utopia. E poi l’ultimo pensiero, la vera idea: e se per un po’ vivessimo davvero tutti più lentamente? Che succederebbe? Ne è nato un racconto.

All’inizio, come molti, pensavo che il racconto fosse un genere minore. Il romanzo cavolo! Era quello a cui puntavo. Poi, dopo aver letto Buzzati, A.Munro, Richard Yates, Dorothy Parker e tanti altri, ho scoperto che avevo torto e ho capito che un vero scrittore è capace di scrivere un buon racconto. Ergo, non è così facile scrivere un racconto.

Quello che non tutti sapete è che, prima di avere questo bellissimo blog, ne ho avuto un altro altrettanto bello (ancora attivo) con due meravigliose amiche e scrittrici: Unastanzatuttapertre. Qui abbiamo raccolto tutta una serie di racconti brevi da noi scritti. Per quanto mi riguarda, l’importanza di questo progetto e la scrittura di racconti brevi è stata fondamentale per arrivare a scrivere un libro.

Ma come si scrive un racconto? Analizziamo i punti principali.

Lo spunto: può essere davvero qualunque cosa. E non sono troppo generica. L’ispirazione può arrivare da ciò che avete visto o sentito, da una persona che avete incontrato, da una vostra esperienza o da un sentimento che state vivendo o avete vissuto. Ma ne sto sicuramente dimenticando qualcuno.

Il racconto breve: si articola solitamente in poche pagine. Tre o quattro al massimo. In Unastanzatuttapertre, l’obiettivo era addirittura di stare in una pagina e mezza/due (sempre più difficile). Dovevano bastare cinque minuti a leggerli. E’ questa la caratteristica che dovete perseguire in un racconto breve. Due/tre pagine sono troppo poche per creare una trama di senso, un percorso di cambiamento plausibile per uno o più personaggi. Dovete immaginare il racconto breve come una fotografia, come un lampione che illumina una scena. E in quella scena, c’è la vostra storia. Per fare questo, mostrare e non descrivere (come abbiamo già visto) è necessario.

Il racconto lungo: solitamente (ma non obbligatoriamente) è tra le trenta e le sessanta pagine. Ovviamente, con più pagine, aumenta lo spazio di manovra. La storia si può comporre di più azioni, il percorso dei personaggi si allunga e le situazioni possono modificarsi (tutto nel limite del plausibile). State, però, molto attenti: non sbrodolate. Non finirò mai di scrivervelo. E’ vero, io sono un amante del poco ma buono ma ho davvero letto racconti lunghi che potevano tranquillamente diventare racconti brevi e ci avrebbero guadagnato.

Il finale: sempre una questione complicata. Nel racconto lungo, usate il principio del romanzo: sbizzarritevi. Ma mi raccomando, non tirate fuori il coniglio dal cappello. Se i conigli non vivono nei capelli un motivo ci sarà no? Per il racconto breve vi dico solo questo: una foto finisce? Non scrivete per arrivare al finale ma per lasciare un’immagine.

Quello che vi posso assicurare è che vi sarà utile scrivere racconti, vi darà un nuovo metro per valutare, la capacità di togliere il superfluo e, se riuscirete a mostrare e a scrivere un bel racconto, avrete vinto su tutta la linea.

Per correttezza, devo dirvi che è molto difficile che un esordiente riesca a pubblicare (con una casa editrice intendo) un racconto o una raccolta di racconti. E’ un genere meno diffuso, meno letto e quindi meno venduto.

Dall’altro lato, mi sento di fare una critica: ho letto racconti molto più belli e meglio scritti di romanzi (no, non vi dirò quali) o addirittura di trilogie (no, non vi dirò neanche questo).

Questo ci riporta alla mia considerazione iniziale: un bravo scrittore sa scrivere bene anche i racconti.

Share:
Reading time: 3 min
Manuale

I concorsi letterari

8 Gennaio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Su richiesta di una lettrice del blog, oggi ci dedichiamo a un argomento su cui molti scrittori o futuri tali s’interrogano: i concorsi letterari. Mi sono accorta che c’è molta confusione su questo tema e vorrei darvi un paio di dritte che ho imparato partecipando io stessa ad alcuni di essi.

Se cercate online, troverete concorsi di tutte le forme e i colori. Io, di solito utilizzavo questa pagina ma ne esistono molte altre. Non sarà difficile trovarne uno che faccia al caso vostro.

Partiamo, innanzitutto, dal presupposto che un concorso è un buon esercizio di scrittura; avere un obiettivo, un tema (ma anche senza), una scadenza e una lunghezza da rispettare non può farvi che bene. Disciplina un’attività che, di solito, tra gli scrittori non professionisti è molto caotica e disordinata.

Inoltre, vi permette di cimentarvi con la scrittura del racconto breve che, come ho già scritto più di una volta, sarà di enorme aiuto per passare poi a un romanzo vero e proprio. A questo proposito, la settimana prossima scriverò un post sulla costruzione del racconto.

Ma torniamo ai concorsi. Vi ho parlato del racconto perché, di solito, è questa la tipologia di scrittura richiesta (a meno che non sia un concorso di poesie). In pochi, come il premio Calvino (che però gode di un certo prestigio e richiede un contributo d’iscrizione abbastanza alto), sono esclusivamente per libri finiti.

Molti sono organizzati da associazioni culturali e da biblioteche e alcuni hanno come temi argomenti molti stimolanti e problematiche sociali. Io, ad esempio, ho partecipato a un concorso della biblioteca di Carugate sul tema dell’alimentazione. Spoiler: non ho vinto.

Il punto è capire perché vorreste partecipare a un concorso letterario; se lo fate per mettervi in gioco, per far leggere i vostri scritti a qualcuno che non sia la vostra migliore amica o semplicemente per fare un tentativo, io vi direi di buttarvi senza problemi. Tentare non costa nulla (se il concorso è gratuito).

Io, da parte mia, volevo visibilità. Volevo scrivere un romanzo un giorno ma avevo anche dei racconti a cui tenevo molto e volevo che venissero letti. Di nuovo spoiler: poi ci sono riuscita in un altro modo (ma di questo parleremo la settimana prossima).

Io non so dirvi se un concorso letterario vi porterà visibilità. Con me non lo ha fatto, magari con altri sì. Io ho tentato perché ho pensato che le possibilità di essere “trovati” con un piccolo concorso erano davvero difficili ma essere “trovati” se non sei da nessuna parte era impossibile.

La questione premio. I premi possono essere tra i più disparati (dal set di prodotti da bagno a una somma di denaro), dipende da chi organizza il concorso ma, molto spesso, c’è in palio una pubblicazione in una raccolta che poi verrà in qualche modo distribuita o venduta.

Per questo, è molto importante leggere attentamente il bando: cercate di capire, a concorso concluso, vinto o meno, che fine farà la vostra opera. Il diritto d’autore è vostro ma potrebbero specificare che cedete il diritto di riproduzione (che è poi quello che acquista da voi una casa editrice) per l’utilizzo indicato e per eventuali altri futuri.

Inoltre, in caso di pubblicazione della raccolta, state bene attenti che il bando non preveda l’acquisto obbligatorio di un totale di copie da parte degli autori stessi. Magari per voi può andare bene ma siatene consapevoli dall’inizio per evitare spiacevoli sorprese.

Se il bando non vi sembra chiaro, non esitate a chiedere informazioni al numero di telefono o alla mail che vengono indicati per eventuali comunicazioni. Dovrebbe esserci sempre almeno uno dei due.

Un’ultima piccola considerazione: ho notato che, spesso, questi concorsi vengono vinti da racconti molto “classici”. Non voglio dire che sia una cosa negativa (se il racconto è bello, è bello e fine) però un concorso letterario ha davvero la possibilità di fare uno scouting tra scrittori molto diversi tra loro. Potrebbero utilizzare meglio l’occasione e provare nuove strade. Chissà, magari funzionano.

Share:
Reading time: 3 min
Manuale

Un anno, sei mesi e dieci giorni dopo

13 Novembre 2019 by Silvia T. Nessun commento

Ed eccoci qui. “Un momento di chiarezza” è stato pubblicato il 3 maggio 2018. Sembra davvero ieri eppure è già passato un anno e mezzo.

Vorrei chiarire subito che io sono una scrittrice. Lo sarò per sempre, anche se non dovessi mai pubblicare nient’altro. Ho sempre saputo che volevo scrivere e che sapevo scrivere.

Sapete, io sono sempre stata molto fortunata. Non mi sono mai dovuta ammazzare di studio per raggiungere i miei traguardi accademici. La mia scarsa capacità di concentrazione a lungo termine è sempre stata compensata da una veloce comprensione e rielaborazione dei concetti e da un ottimo utilizzo della logica. Questo mi permetteva di studiare quello che mi piaceva, di leggere quello che m’interessava, di eccellere nelle materie in cui volevo eccellere. L’italiano era una di queste e una naturale inclinazione per le materie umanistiche e per la scrittura, mi hanno facilitato tanto.

Questo è per farvi capire quanto impegno e lavoro, invece, ci sono voluti per rendere quel tre maggio una giornata speciale. E io ci ho messo tutta me stessa, sempre.

Vorrei trovare il modo migliore per raccontare questa storia, perché è questo che sto facendo ancora: raccontare una storia.

Tutti hanno pensato che io avessi un’ambizione sfrenata, che volessi vendere milioni di libri ma c’ero solo io quando arrivò la copia stampata e so che se fosse stata l’unica, non mi avrebbe commosso di meno. Ero io, era la cosa che avevo sempre fatto che diventava corporea. La realizzazione, forse l’unica che avrò in vita mia.

Ma a un tratto, in questa corsa per la pubblicazione dove tampinavo amici e non, parenti e conoscenti, ho avuto paura che il marketing stesse prevalendo sulla scrittura. E ho messo subito un freno. Ho sempre voluto avere potere decisionale sulle cose e potevo ancora averne. Ho deciso che tutti i proventi delle prevendita (per le dinamiche di pubblicazione rimando al mio post della scorsa settimana) sarebbero andati in beneficenza e così è stato; ogni centesimo è finito a Medici senza Frontiere. E non perché sono buona o ricca (scusate, qui mi scappa la risata perché penso che ero disoccupata anche ai tempi. Sono una pazza!), ma perché così doveva essere. La scrittura doveva venire prima.

Voglio essere molto sincera con voi. “Un momento di chiarezza” ha venduto 175 copie in prevendita e 18 nel periodo successivo (anzi, colgo l’occasione per ringraziare quei diciotto fortunati – oserei dire – che hanno avuto la fortuna di scoprire “Un momento di chiarezza” da soli), per un totale di 193 copie in totale. Non sono poche, sono pochissime.

Ora posso dirvi che la mia casa editrice, Bookabook, non ha affatto pubblicizzato o sostenuto il mio romanzo. E sarebbe vero. Ma hanno fatto i loro interessi e io non sono così ingenua, me l’aspettavo. Ecco, un gradino sopra l’auto pubblicazione me lo sarei meritato ma è andata così…

Posso anche dirvi che entrare nel sistema editoriale è come infilarsi nella metropolitana all’ora di punta dopo che c’è stato un guasto. E il fatto di essere un’anonima esordiente non ha aiutato. Ma è così per tutti, inutile fare vittimismo. Sapevo che sarebbe stato come sfidare un drago con uno stuzzicadenti. E questa è proprio una cosa da me; più l’impresa è folle, prima sono pronta per partire.

Una volta un grande e visionario editore mi disse: “E’ talmente folle che potrebbe funzionare”.

E ha funzionato. Ora vi spiego perché.

A volte miri a un bersaglio e ne colpisci un altro. Credo che questo avvenga perché ancora devi capire qualcosa. Per me è stato così.

Pensavo che il mio viaggio finisse con la pubblicazione e mi sbagliavo. E lo so cosa state pensando voi : “Non sei diventata famosa, ora vuoi metterci una pezza per non sentirti una fallita”. Non è così e penso che nel seguito di questo discorso alcuni si ritroveranno.

Innanzitutto, per poter promuovere da sola il mio libro dovevo credere nelle mie parole, nella mia storia, nelle mie capacità. Mi è capitato di rileggere o di sentir leggere alcune frasi di “Un momento di chiarezza” e pensare: “L’ho scritto io questo? Cavolo, sono brava!” E se voi mi conosceste come persona, sapreste che questo è sempre stato un mio difetto: credere di non essere mai abbastanza. Lì è solo lì, ho cominciato a darmi credito… Ora è un work in progress.

Inoltre, da tutti quelli che hanno letto o recensito “Un momento di chiarezza” ho ricevuto non solo parole di apprezzamento (anche da alcuni editori ma… non me la voglio menare… beh dai, un po’ sì) ma un punto di vista. E’ incredibile come le persone riescano a immedesimarsi nelle parole di qualcun altro, ognuno in qualcosa di diverso e ognuno ci vede qualcosa di diverso. Ero sorpresa, impressionata, felice di sentire cosa avevano da dire sulla mia storia, sulle mie parole.

Credevo che solo i grandi scrittori avessero questo potere e invece… Ho fatto bene il mio mestiere allora.

Già questo vi dovrebbe aver convinto a guardarvi intorno quando mirate a un bersaglio ma vi dirò di più.

Scrivere un libro vi cambia, il percorso che fate vi trasforma… in meglio. Vi obbliga a guardare dentro voi stessi e a vedere una cosa che, forse, non siete stati in grado di riconoscere fino a quel momento. Avete un forza creatrice. E qualcosa che crea è un dono.

Fatevene una ragione, ragazzi. Ci siete dentro. Siete scrittori ora.

Eccoci alla fine del vostro viaggio intergalattico. Avete superato i meteoriti e le tempeste solari ma avete visto anche un miliardo di bellissime e luminose stelle. Valeva la pena no?

 

Share:
Reading time: 4 min
Manuale

La lunga attesa

30 Ottobre 2019 by Silvia T. 2 commenti

Quando il vostro libro sarà pronto, lo saprete. Non posso dirvi altro perché, in realtà, nessuno sa quale sia la cottura giusta. Come la pasta, dovete assaggiarla. E con assaggiarla, intendo rileggerlo (ad alta voce sarebbe meglio) un’ultima volta dopo i cambiamenti, le revisioni e la ricerca per stanare ogni refuso.

“Ok, ora il libro è pronto, quello che ho scritto mi piace tanto o abbastanza (dipende da quanto siete critici con voi stessi) ma ora? A chi lo mando?”

Vi state ponendo la proverbiale domanda da un milione di dollari (metaforici eh… che con la scrittura non li vedrete mai tutti quei soldi!) ed è il giusto quesito da porsi.

Innanzitutto, decidete se volete far leggere la vostra opera prima ad un parente o a un amico o un ristretto gruppo di persone. Io non l’ho fatto, pensavo che avrebbe influenzato il mio modo di vedere la storia e mi avrebbe messo dei dubbi. La scelta è vostra, fate come vi sentite meglio…

Ora arriva la parte più tecnica perché, fino ad adesso, vi siete confrontati con il vostro mondo interiore per scrivere e ora dovrete necessariamente approcciarvi a un mondo ben più spaventoso: quello dell’editoria.

Punto primo: iniziate a fare una lista di casa editrici con cui vi piacerebbe pubblicare, poi scrematelo per bene. La prima cosa è il genere; inutile dirvelo ma è abbastanza assurdo inviare un romanzo rosa a chi pubblica solo gialli (ad esempio). Ma so che succede, quindi fate attenzione a questa cosa.

Punto due: cercate di capire di più sulle case editrici alle quali vi state proponendo. Mi è capitato che, con l’invio del manoscritto, mi venisse richiesta qualche riga per spiegare perché avessi scelto proprio loro. E le frasi fatte… da uno che si propone come scrittore… beh avete capito!

Io avevo già una buona conoscenza del panorama editoriale italiano; ho frequentato fiere, eventi, presentazioni. In passato ho scritto anche degli articoli in merito. Ho frequentato un corso di scrittura e uno di editoria. In più, avevo il naturale interesse verso quel mondo dato dalle mie letture personali.

Punto secondo: forse voi siete fiduciosi nel mondo e ottimisti o disinteressati alla questione ma io non ero così, quindi mi sono posta il problema. E se qualcuno copiasse tutto o parte del mio romanzo? Ho cominciato a informarmi sui blog di scrittori emergenti e ho scoperto di non essere l’unica. Alcuni penseranno: forse te la sei menata troppo. Sì, forse sì. Ma io volevo essere tranquilla. Così, ho chiesto consulenze a chi conoscevo (e anche a chi non conoscevo) sulla tutela del diritto d’autore. Non ho avuto risposte che mi convincevano, quindi mi sono letta tutto lo scibile umano sull’argomento e, alla fine, ho optato per un deposito (senza registrazione del diritto d’autore) presso la SIAE. Se avete bisogno di sapere cos’è scrivetemi a: info@nonprendeteappunti.it.

Punto terzo: l’invio. Eccitazione al massimo! Vi direi di diminuirla ma eccitazione uguale entusiasmo ed è una buona cosa. Spulciate con pazienza tutto quello che la casa editrice vuole le sia inviato e come. Alcune vogliono il cartaceo, altre la mail. Alcune vogliono un estratto, altre l’intero manoscritto. Dopodiché, spedite e sedetevi.

Non vi voglio illudere, la maggior parte se non tutte le case editrici a cui spedirete il vostro libro non vi risponderà o lo rifiuterà. Mi dispiace ma il mondo dell’editoria italiana è così: arrivano veramente tanti inediti che potrebbero rivelarsi un best seller o un fiasco totale. Nel dubbio, molti non vengono neanche aperti.

Qui comincia l’attesa di cui parlo nel titolo, che non deve essere sterile ma sarà lunga. Potete scrivere un altro libro o qualcos’altro, potete rivedere quello che avete scritto e potete continuare a fare la vostra vita. Non fateci ruotare tutto intorno, non contate i giorni. Io, all’inizio, l’ho fatto e vi posso assicurare che non è la via giusta.

E ricordatevi che avete la fortuna di vivere in un’epoca dove, in qualche modo, si può sempre fare. Autopubblicarvi, pubblicizzarvi o semplicemente far passare il vostro pensiero in un’altra forma (tipo, che ne so? Un blog?) O tutte e tre.

Non scoraggiatevi, avete fatto tanto. Mollare ora sarebbe un peccato.

Share:
Reading time: 3 min
Manuale

Il titolo

16 Ottobre 2019 by Silvia T. Nessun commento

Questa è la parte più divertente, ammettiamolo. Tu, in realtà, lo sai il titolo. Dopo che la tua testa ha partorito ogni genere di combinazione, tu lo sai come si chiama il tuo libro. Ma questo non ti deve impedire di valutare altre idee.

E’ possibile che alla casa editrice non piaccia e che ti chiedano un cambio. A me lo avevano proposto ma poiché la decisione finale era la mia e io ero convinta (dopo averlo chiesto a circa mille persone!), non l’ho modificato.

Il fatto di non saper trovare i titoli, non ti rende un pessimo scrittore. Io sono brava con i titoli; a volte li inserisco mentalmente anche a parti della mia vita come Picasso… Ma ci ho messo parecchio a renderlo il mio titolo definitivo. 

Potete sbizzarrirvi con focus group improvvisato davanti a un bicchiere di vino. Ne usciranno cose improbabili ma divertenti… Il titolo è importante, non vi mentirò. Una volta ho comprato un libro solo per quello e ho scoperto una brava scrittrice, Aimee Bender. Magari non leggetela se siete depressi però… Dai, non è possibile non comparare un libro che si chiama “L’inconfondibile tristezza della torta al limone”!

Con tutto che per me non era triste, perché mi piace molto. Probabilmente se il titolo non avesse attirato la mia attenzione non lo avrei mai letto e non mi sarebbe venuta voglia di dolce… ma questa è un’altra storia.

Come ho scelto il mio titolo. Ho cominciato a nominarlo così per salvarlo sul pc e per mandarmelo via mail (fidarsi è bene…) e quando è stato il momento di battezzarlo, l’ho guardato in faccia come un bambino e il suo nome ce l’aveva già. Poiché non mi piace vincere facile, ho inserito un sottotitolo per ogni capitolo (ora siete curiosi eh?)

Ho pensato alla mia protagonista e un po’ lei era con me, quando ho scelto che la sua storia si sarebbe chiamata “Un momento di chiarezza”. Credo che renda esattamente il percorso che volevo per lei: volevo una luce, anche piccola, in una vita che Daisy aveva riempito di oscurità.

E, a volte, è così. Basta un momento, un pensiero che ti attraversa la testa ed è tutto chiaro, semplice. Pensateci un attimo, forse anche il vostro titolo è lì, pronto a essere illuminato.

Share:
Reading time: 1 min
Manuale

La trama

14 Agosto 2019 by Silvia T. 2 commenti

Oggi applicheremo complesse formule matematiche per ottenere una trama della massima resa su carta. Scherzo ovviamente!
La trama, però, è una bella gatta da pelare.
Io, invece,ho trovato estremamente emozionante poter decidere della vita dei miei personaggi. Delirio di onnipotenza…
Ma questo varia da persona a persona.

Ovviamente, dipende dal libro che volete scrivere ma qui comincia la vera parte decisionale.

Questo non è un racconto, quindi pensate attentamente al percorso emotivo, di vita, lavorativo (insomma quello che avete scelto per i vostri personaggi, a meno che non sia una biografia e lì, la storia ha già fatto il suo corso. Attenzione però! Anche una biografia necessita di un rimaneggiamento e dell’inserimento dei fatti veramente significativi o che possano dire qualcosa ai lettori.)

Qui mi sento più di mettermi dalla parte del lettore; ad esempio, non scrivete un nuovo “Signore degli Anelli” perché se ha più pagine è meglio.
È falso. É un errata convinzione che circola dai tempi della scuola. I miei temi erano brevi, concisi e spiegavano il punto. Ho sempre preso voti alti.

Inserendo cose non necessarie perché mille pagine fanno più scena di duecento, correte il rischio di annoiare e perdere il lettore a metà strada se non prima.

Pensiamo anche alla praticità: magari (o anche no visto che c’è anche l’opzione E-BOOK ora) qualcuno vuole portarsi ancora dietro il buon vecchio libro cartaceo e mille pagine pesano. Comunque, se la vostra storia si dipana con un senso per mille pagine, scrivetene mille o più.

Tendenzialmente, chi si occupa di fare queste cose (una noia per me!) ha categorizzate le trame per averne un numero esatto di base da cui si può partire per scrivere un romanzo.

Un recente studio americano ha addirittura ipotizzato che siano solo sei le linee narrative base…
Insomma, non ci inventiamo niente di nuovo. “Siamo nani sulle spalle dei giganti” scriveva Eco ne “Il nome della Rosa”. 

Non vi demoralizzate però, la varietà che potete inserire su queste linee narrative è infinito e sta solo alla vostra immaginazione.

Come vi ho scritto precedentemente, un canovaccio vi può essere utile. Anche se poi il romanzo cambia mentre lo scrivi, io tenderei ad avere chiare almeno sulle svolte narrative principali, perché cambiare quelle in fase di revisione diventa abbastanza complicato.

A proposito di complicato, non v’impegolate in frasi con tremila subordinate complesse perfino per voi. Il lettore rischia di non capire. Rileggete bene ad alta voce, se v’impappinate voi stessi a leggerlo, forse qualcosa non va…

Semplificate, insomma; non ricercate super-mega-fighe trame.
La vita offre tanti spunti e, se scrivete un genere particolare, allora osate davvero.
Non trattenetevi, si sente nella scrittura. Scavate e offrite al lettore un pezzo di voi, non necessariamente della vostra storia, di voi.
E lui ve ne sarà grato.

Share:
Reading time: 2 min
Recensioni

Come una reale illusione

12 Agosto 2019 by Silvia T. Nessun commento

Sinossi:

“Emma si sveglia in ospedale non ricordando gli ultimi giorni trascorsi. Ha subito un’aggressione, che non ha compromesso la sua gravidanza. L’agente di polizia Stefani indaga sull’accaduto, mentre Giulia, un’amica di sua madre, si offre di aiutare Emma nei primi giorni della convalescenza. Quando quest’ultima inizia a ricordare, grazie a dei sogni rivelatori, tutti i pezzi del puzzle si uniscono. Allora Emma trova il coraggio di affrontare Daniel, il suo stalker, che la porta lontano da tutto e tutti, dove nessuno può trovarla. Emma è bloccata dalla paura, ma deve trovare il coraggio dentro se stessa per cercare di tornare a casa. Ci riuscirà?”

Quando l’autrice mi ha mandato questo romanzo mi ha parlato di una storia che riguardava un tema tristemente attuale, lo stalking.

In realtà, questa storia è molto di più: è il racconto della presa di possesso di una vita, anzi, di tutte le vite che circolano intorno a Emma da parte di un criminale psicopatico.

Sicuramente la storia t’incuriosisce, vuoi capire come finirà e se vinceranno i buoni.

Ho apprezzato in particolare la trama e la scrittura asciutta, senza inutili sbrodolature. In poche pagine, la nostra autrice ci ha dato un quadro di partenza, una trama e una conclusione. Il tutto in un sottofondo onirico che si integra nel racconto senza disturbare, anzi, rendendolo piacevole e necessario alla protagonista.

Non ho trovato particolarmente interessante la storia parallela genitoriale (ora non vorrei fare spoiler, ma quando lo leggerete capirete a cosa mi riferisco); innanzitutto perché quello che vorrebbe essere un ulteriore colpo di scena non lo è. Si capisce praticamente subito dove si sta cercando di portare il lettore. Inoltre, non aggiunge niente alla storia principale, quindi non mi sembra funzionale al libro stesso.

Ringrazio che sia stato questo il primo libro di cui ho avuto la possibilità di fare la recensione, prima di tutto perché lo ritengo un buon libro, scritto bene e con passione ma anche perché mi permette di fare una riflessione con voi che leggete.

Non abbiate paura di rendere i personaggi negativi veramente negativi (che siano pazzi, stupidi o semplicemente cattivi), non tiratevi indietro, attingete al vostro vissuto, alle vostre esperienze e create un personaggio che si può davvero odiare.

In generale, posso solo lodare l’autrice che si è messa in campo su un terreno non facile ma, per il prossimo libro (e mi auguro che ci sarà), io spero che abbia il coraggio di premere di più l’acceleratore per non permettere quei (seppur brevi) cali di tensione, di cui “Come una reale illusione” risente. E le getto un amo che mi è venuto in mente mentre leggevo: e se Emma non fosse stata la ragazza dolce, amata da tutti, la moglie devota e adorata ma una persona problematica, magari neanche così simpatica?

Le parole per descriverlo: attuale e ben scritto.

Libro: Come una reale illusione

Autrice: Cristina M,
Disponibile su Amazon Kindle

Share:
Reading time: 2 min
Manuale

Prefazione

8 Luglio 2019 by Silvia T. 4 commenti

Prima di cominciare, voglio rassicurarvi. Nonostante le decine di manuali che vengono sfornati ogni anno dall’editoria moderna, scrivere un libro non è una scienza esatta, non esiste una formuletta magica che vi permetterà di essere pubblicati senza alcun dubbio. Credo che, in generale, i mestieri creativi abbiano una percentuale di imprevedibilità, che dipende dal mercato ma anche da una cosa più importante: l’artista. In questo caso tu, lo scrittore. Ammettiamolo, tutti abbiamo una storia da raccontare. Uno spunto che ci è venuto in mente quel giorno, la nostra storia d’amore incredibile (e quale non lo è?), il racconto di un parente lontano che ha viaggiato sul primo dirigibile della Storia. Una storia può nascere davvero da qualsiasi cosa, svilupparla in modo da poterne fare un libro è un’altra questione. In generale, se è un’attività che vi piace, io consiglio di scrivere comunque. Fa sempre bene e, dopo tredici anni di lavoro in vari ambiti, ho capito quanto questo Paese abbia bisogno di gente che sappia scrivere in italiano. Alcuni non vogliono nemmeno essere pubblicati. Per cui sbizzarritevi, scrivere è un balsamo per l’anima. Posso effettivamente dire che scrivere mi ha salvato la vita, lo sta facendo ancora.

E allora perché ci propini un altro inutile manuale di scrittura? Perché non sarà un manuale normale; saranno solo una serie di consigli da una che c’è passata e ne è uscita con una pubblicazione. Nel bene o nel male (e ve ne parlerò), io ce l’ho fatta. C’è un libro con il mio nome sulla copertina. Questa è la storia di come da un’idea nella mia testa sono arrivata a duecentonovantanove pagine stampate. – Fine del momento autocelebrativo-

Vi scriverò qualche piccolo trucco imparato nel corso della via e di come mi sono mossa a libro completato, perché non vi conosco ma, se state leggendo una guida con un nome del genere, già mi siete simpatici. E ricordatevi, scrivere si può insegnare ma non si può imparare. Che fregatura eh!
Rinunciate subito se:

  • credete che scrivendo diventerete ricchi o quanto meno in grado di mantenervi. La percentuale di chi ci riesce rispetto a tutte le persone che ci provano è imbarazzante (fidatevi, sono anche un sociologo); il discorso potrebbe avere un certo senso in un altro Paese, in Italia no. Scrivere non è considerato un mestiere. O un mestiere per pochi, i grandi, i conosciuti. E voi poveri esordienti? Nada dinero;
  • se non avete un’autentica passione per la scrittura; a un certo punto, sarà solo quella a sostenervi. Quindi rifletteteci, scrivere un libro, un libro vero, è un viaggio lungo e pieno di momenti di sconforto. E’ come essere innamorati, bisogna amare il bello e il brutto;
  • se non potete vivere senza il sostegno altrui su questo progetto; la maggior parte delle persone non lo crederà fattibile. Accettatelo, andate avanti; se non siete in grado di farlo, se non avete le spalle larghe, io chiuderei subito la questione.

Preparatevi, cominciamo questo viaggio interstellare; cercherò di farvi orientare in questa Via Lattea senza coordinate e di farvi evitare gli asteroidi.

Share:
Reading time: 2 min

Articoli recenti

  • IT’S MY CALL
  • Il tempo narrativo
  • I termini dell’editoria. Facciamo chiarezza
  • Ogni storia ha il suo finale
  • Come imparare a scrivere

Popular Posts

Prefazione

Prefazione

Quando uno scrittore emergente è emerso?

Quando uno scrittore emergente è emerso?

25 Gennaio 2021
E se conoscessimo già il finale?

E se conoscessimo già il finale?

27 Dicembre 2020
I segreti di Sharin Kot

I segreti di Sharin Kot

4 Ottobre 2019
Breaking news! Casa editrice cerca autori

Breaking news! Casa editrice cerca autori

28 Febbraio 2020

Categorie

Archivi

Tag

#esserescrittori #inunpostobello achiarelettere amore autori blog casaeditrice coraggio creatività dolore domande donne dubbi editoria FINALE imparare leggere letteratura libri libro manuale nonprendeteappunti passato paura percorso personaggi persone presente pubblicare pubblicazione pubblicità racconto recensione revisione romanzo scrittore scrittori scrittoriemergenti scrittrice scrittura scrivere storia tempo video vita

© 2017 copyright PREMIUMCODING // All rights reserved
Lavander was made with love by Premiumcoding