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Manuale•Recensioni

E ora la serie: Storia di chi fugge e di chi resta

13 Febbraio 2022 by Silvia T. 2 commenti

Ho deciso di riproporvi questo articolo su “L’amica geniale”, perché stasera andrà in onda un’altra puntata delle serie su RAI uno.

Come scrissi ai tempi, per me la parte più ostica da leggere fu proprio la terza ma penso che il mezzo telesivo possa aiutare in questo senso: credo sia più facile rendere il cambiamento sociale che stava avvenendo in quegli anni, vedendolo.

Con un buon lavoro di sceneggiatura, può essere, potenzialmente, una cosa molto bella e, già dalla prima puntata, mi sembra che stiamo andando nella direzione giusta.

Vedremo! Stasera alle ore 21.25 su RAI uno.

Oggi faremo una cosa un po’ diversa, perché secondo me può aiutarvi. Analizziamo un libro, anzi una quadrilogia, che sappiamo aver avuto successo in Italia e nel Mondo: “L’amica geniale” di Elena Ferrante.

Io l’ho letto alcuni anni fa perché tutti ne parlavano e volevo capire il perché. In fondo, era davvero da parecchio che un romanzo italiano non s’imponeva sulla scena letteraria mondiale.

Questo succedeva prima della serie tv, quindi eravamo ancora un passetto indietro rispetto a dove siamo oggi.

Per i pochi che non conoscessero ancora la trama de “L’amica geniale” e i vari seguiti la storia è più o meno questa (non voglio spoilerare niente): Lenù (Elena) e Raffaella (Lila) sono due bambine nate in un rione di Napoli nel primo dopoguerra. Insieme affronteranno tutte le tappe della vita, sullo sfondo di cinquant’anni di storia italiana.

La mia opinione: i libri sono molto belli. Ho trovato il terzo “Storia di chi fugge e di chi resta” il più lento tra i tre (poteva essere più corto) ma la scrittura è impeccabile e la storia si fa leggere.

Come ha fatto a ottenere tutto questo consenso? Io ora vi dico la mia ma mi piacerebbe sentire anche la vostra opinione in merito.

La storia dell’amicizia tra le due bambine, poi ragazze e poi donne, che poteva scadere in luoghi comuni, si tinge invece di sfumature nuove, indagando nei sentimenti più profondi (anche cattivi) delle protagoniste. La Ferrante non ha paura di rendere Elena, una delle sue protagoniste, nonché voce narrante dell’intera storia, una persona un po’ antipatica, a dire il vero.

E anche Lila, che vive di estremi senza curarsi di niente e di nessuno non è sicuramente un esempio di bontà e virtù.

Eppure questo le rende vere. Vere perché Elena è insicura e invidiosa di Lila ma riesce a fare di questi sentimenti negativi la forza per uscire da una realtà a cui sembrerebbe condannata; vere perché Lila è volgare, tiene un pugno tutti con il suo umore instabile ma è coraggiosa, non ha paura neanche della malavita del rione.

E ora lui, l’altro personaggio di questi libri: “il Rione”, un’entità a sé stante in un Italia che sta affrontando tanti cambiamenti. Il Rione no. Rimane immobile, fossilizzato nelle tradizioni che l’hanno sempre governato. I ricchi comandano sui poveri. I malavitosi comandano su tutto.

Inoltre, sullo sfondo (e poi una delle protagoniste ne verrà toccata direttamente), c’è un’Italia che cambia e che cresce mentre Lenu’ e Lila cambiano e crescono. Questo parallelo è potente, si sente nella narrazione.

Ricapitolando: protagoniste reali, luoghi caratteristici, sfondo sociale interessante. Questi sono i motivi che fanno de “L’amica geniale” un successo mondiale; in più, il “mistero Ferrante” che ancora tiene banco è stata una bella mossa.

In un momento in cui tutti appaiono anche se non hanno niente da dire, lei/lui (ma secondo me è lei), decide di rimanere invisibile. Quale miglior invito a leggere le sue opere?

E poi, diciamolo, perché nella vita ma forse nell’editoria ancora di più, ci vuole c**o e forse “L’amica geniale” lo ha avuto. Stavano cercando questo tipo di libro e lui si trovava nel punto giusto al momento giusto.

Devo dire, inoltre, che anche la serie tv mi ha lasciato soddisfatta. Per quanto giovani, le protagoniste rispecchiano le caratteristiche del libro, la storia è fedele e i luoghi, cavolo, i luoghi sono proprio come me li ero immaginati nella mia testa.

E voi? Avete letto i libri? Attendo opinioni.

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Buon compleanno!

15 Luglio 2021 by Silvia T. Nessun commento

Oggi il blog compie due anni, me lo ricordo come se fosse ieri quando è andato online, era un’afosa sera di luglio.

Cominciai a scriverlo perché avevo bisogno di scrivere per riprendermi da un brutto colpo, come spesso è accaduto.

E poi (come spesso è accaduto anche questo) è diventato un’idea, un progetto nella mia mente che non sta mai ferma. E quando quella prima sera che dovevo pubblicare non è andato niente online, mi è venuto un colpo e ho perso degli anni di vita credo.

Ma alla fine, è andato tutto bene.

Auguri!

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Devo dire la mia

10 Marzo 2021 by Silvia T. Nessun commento

Questo non è un articolo politico ma di buonsenso.

Io capisco che vadano fatte delle scelte e poste delle restrizioni perché la gente non continui ad ammalarsi e a morire. E’ arrivato così il tempo del lockdown e poi i DPCM e poi ancora i colori. E non so come, siamo scivolati, infine, nelle sfumature.

Ammetto di aver avuto difficoltà a comprendere, nel periodo natalizio, dove potevo andare e quando. Ho sempre rispettato tutte le regole; non sono mai uscita durante il lockdown o fuori dagli orari previsti, sono stata in isolamento fiduciario a Capodanno perché ero venuta in contatto con un positivo, ora esco solo per andare a lavoro o per comprare qualcosa che mi serve. Tutto sempre con la mia bella mascherina che mi toglie il fiato (ho un problema di setto nasale deviato e questo mi fa respirare male). Io l’ho fatto, altri no.

E ora dovete permettermi di dire la mia, tanto la dirò lo stesso. La foto che vedete nell’articolo (scusate la bruttezza ma io non fotografo, scrivo di solito) è stata scattata mercoledì 10 marzo alle ore 8.45 all’uscita della linea rossa. Ma se andaste lunedì o martedì o giovedì, la situazione sarebbe la stessa. E, come potete vedere anche voi, è inaccettabile.

Le persone sedute sono distanziate dagli ormai tristemente famosi bollini “Non sederti qui” ma tutto il resto delle persone è ammassato. Non sono riuscita a scattare una foto all’interno perché avreste visto solo cappotti e giacconi tanto che erano vicine le persone intorno a me.

Ed è così che mi reco in ufficio ogni mattina ed è così che torno a casa ogni sera, dove resto dopo una lunga e stressante giornata di lavoro perché non posso andare da nessuna parte. Perché c’è il Covid e la gente sta male; lo so benissimo, probabilmente ce l’ho avuto anch’io durante la prima ondata, quando non erano ancora disponibili i tamponi. Non ho avuto bisogno di essere ricoverata ma vi assicuro che la sensazione di malessere fisico e di spossatezza che ho avuto mi ha fatto sentire come uno zombie per settimane.

Quindi non è un discorso da negazionista o da complottista (n.d.r. la Terra non è piatta) ma da persona che ragiona.

Ormai è un anno che questa pandemia è in corso e io non sono stata mai fermata a un tornello o altrove in metropolitana tranne che per il classico controllo del biglietto. Ho lavorato per tutto il tempo e nessuno mi ha mai controllata. E, ai tempi del primo lockdown, devo ammettere, le metro erano così vuote che non ce ne sarebbe stato bisogno.

Ma ora si ventila di nuovo l’ipotesi dei weekend “in rosso” e io mi domando: è una presa in giro? Per quelli che come me che prendono i mezzi pubblici, i treni, che lavorano ogni giorno perché non hanno lo smart working (ebbene sì, non sono tutti in smart working!), sembra davvero che sia così.

Non sarebbero meglio dei controlli per verificare distanziamento, igiene, rispetto degli orari e dell’obbligo d’indossare la mascherina costanti invece di bloccare tutto (economia compresa) due giorni a settimana per chissà quanto? E’ come mettere un cerottino su uno squarcio per cui ci vorrebbero dei punti.

Non mi sembra un’idea da premio Nobel eppure non ci arriviamo o non vogliamo arrivarci.

Scusate se utilizzo questo pulpito ma ritengo che, forse, le persone come me, che hanno la possibilità di esprimere delle opinioni senza urlare e insultare sui social, debbano stimolare una riflessione costruttiva. E’ l’unico modo per avere potere.

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La solitudine dei numeri dispari

Io, olio su tela. Anni trentanove
7 Febbraio 2021 by Silvia T. Nessun commento

Compleanno numero trentanove. Un bel numerone dispari, come piace a me. Perché? Non ne ho idea. E’ un mistero, come il fatto che mi piaccia tutto quello che contiene l’albicocca ma non il frutto. E’ così.

In generale, ho sempre avuto più simpatia per i numeri dispari perché… io sono un numero dispari. Lo sono sempre stata e la solitudine del titolo non è una cosa negativa. E’ così. Non sono fatta per essere divisibile per due.

Ora la prossima domanda è: chi è così egocentrico da scrivere un pezzo sul suo compleanno? Io, ovviamente. Ricordate sempre che siamo artisti, vogliamo essere “visti”.

Per fortuna, sono finalmente arrivata a quell’età in cui si capisce tutto della vita, si diventa saggi. E quindi vi parlerò della vita e di come viverla.

Ci avete davvero creduto? Una delle poche cose che ho imparato nella vita è non credere a chi dice di volertela insegnare. La vita è come la scrittura, s’impara ma non s’insegna.

Per questo, oggi, per celebrare i miei favolosi trentanove (sì perché l’età non è solo un numero ma anni, vissuti, sentiti, amati o odiati), ho deciso di prendere in prestito qualche citazione da persone che ammiro e da cui ho imparato qualcosa.

Partirò con una delle mie preferite in assoluto:

“Sei il narratore della tua vita e puoi creare la tua leggenda, oppure no” (Isabelle Allende)

Trentanove anni li ho vissuti così, sono sempre stata la narratrice della mia storia. E, nel mio prossimo libro, sarò la vera e propria voce narrante della mia storia. Chi può chiedere di meglio? A volte la mia narrazione è stata vacillante, sofferta e un po’ sgangherata… creare una leggenda non è così facile! Io però ce la metto tutta e chissà, magari tra altri trentanove anni, sarò una leggenda! In qualunque modo vogliate intenderla.

“Per diventare libero, cambiare, cambiare” (Cambiare, Alex Baroni)

Il cambiamento, per me, è sempre stato fondamentale. Io sono cambiata tante volte ma, soprattutto, ho cambiato. Il mio modo di vedere le cose, il mondo. Ho sempre messo in discussione ogni cosa che non mi convinceva. Ed erano poche le cose che mi convincevano fino in fondo. Alcune, alla fine, le ho accettate. Su tutte le altre mi sono fatta un’opinione mia. Questo mi ha fatto “diventare libera, cambiare” come diceva Alex Baroni nella canzone.

“Una caduta  dal terzo piano è dannosa quanto una dal centesimo. Se proprio dovrò cadere, che sia da un punto molto alto.” (Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto, Paulo Coehlo)

In questi trentanove anni sono caduta da piani molto più bassi del terzo, a volte perfino da ferma in un punto (questa magari ve la racconterò un giorno, fa ridere!) e mi sono fatta un male pazzesco. Ma ha ragione Coelho, che senso ha proteggersi sempre con tanta cautela? Cadrete, non potrete evitarlo. E vi farete male. E allora pensate in grande, sognate in grande, sentite in grande. Cadete da più in alto. Non è vero che le dimensioni non contano, soprattutto se si tratta della vostra vita. Qualcuno ha tentato di dissuadermi dal vivere sempre di pancia ma… beh non ci sono riusciti. Come tutto il resto, ci ho pensato e mi sono fatta un’idea sulla cosa. E questo è quanto.

“Isn’t ironic, don’t you think?” (Alanis Morrisette, Ironic)

C’è bisogno di spiegarla? Forse una delle cose più fighe che ho imparato è vedere l’ironia nella vita, nel mondo. Come andavo predicando quando pubblicizzavo “Un momento di chiarezza”, la vita è una bilancia perfetta tra la sofferenza e l’ironia. Non ci credete? Ci sta, potrebbe non essere vero ma vuoi mettere pensare “non è ironico, non credi?” di una cosa brutta e farvi una risata? Io ti ho creduto Alanis e sono contenta di averlo fatto.

“Nun te pijà coller” (Mia nonna, Melito Maria)

Tradotto per Bergamo alta: “Non ti arrabbiare”. La cosa più difficile di tutte da mettere in pratica e mia nonna lo sapeva. Per questo me lo ripeteva spesso.

Venerdì scorso uno di quei pazzi condomini per cui lavoro mi ha urlato dietro (un normale venerdì insomma) e gli ho buttato giù il telefono. Ha richiamato dicendo “che avrebbe telefonato ogni due minuti per tutto quel pomeriggio”, che si sarebbe divertito così.

Nonna, forse anche tu avresti voluto mandarlo a cagare! Ma io, memore di tanto buon consiglio che mi hai dato, ho risposto con moto calma: “E io le attaccherò il telefono in faccia ogni due minuti”. Lui mi ha detto: “Non ci credo che lo farà” e io, con il mio tono placido, gli ho risposto: “Non mi metta alla prova. Tanto io devo stare qui tutto il pomeriggio, non mi costa niente.”

Morale, ha chiamato tre volte con conseguente cornetta attaccata e poi ha smesso. La calma ha vinto, lunga vita alla calma!

Ma questo è solo uno dei tanti esempi. Quando stavo male per amore, quando le cose non andavano come volevo, quando il lavoro andava e veniva. La calma. Quanto è difficile! Non mi riesce sempre. C’è ancora da lavorarci.

Spero che queste belle citazioni abbiano insegnato qualcosa anche a voi, ma restate sintonizzati perché voglio regalarvi qualcos’altro per il mio compleanno: il segreto della vita.

Anzi, lascerò che sia Jack Palance a dirlo a Billy Crystal nel mitico film “Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche”:

Ricordatevi sempre queste cose: niente è come guidare una mandria, la parola è sempre pizza, sembra talco ma non è.

Mazel tov!

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Libertà di parola

1 Dicembre 2020 by Silvia T. Nessun commento

Oggi sia Facebook che Instagram hanno rifiutato di sponsorizzare il mio post “Il processo” perché ho criticato le affermazioni di Feltri sulla stupro di una diciottenne da parte del fondatore di Subito.it.

Mi ritengo non solo offesa ma discriminata perché lui ha potuto esprimere le sue stupide opinioni al mondo mentre a me non è concesso di farlo dal mio blog e dalle mie pagine social.

Questo è lo stato senza libertà di parola (per quelli che come me non sono nessuno!) che abbiamo costruito. Complimenti a noi!

La libertà di parola è morta. Che riposi in pace.

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Breaking news! Casa editrice cerca autori

28 Febbraio 2020 by Silvia T. 3 commenti

Oggi sono molto felice perché, finalmente, ho un vero e proprio contatto con un gruppo editoriale (di cui non posso rivelare il nome) che ha deciso di aprirsi alla narrativa, selezionando opere inedite di scrittori emergenti.

Mi hanno contattata ieri e mi hanno chiesto di trovare degli inediti tramite i miei canali, che, in caso di una valutazione positiva da parte mia, arriveranno direttamente sulla scrivania del Direttore Editoriale.

Cosa stanno cercando? La casa editrice valuterà narrativa di ogni genere: romanzi storici, a sfondo sociale, d’avventura, di formazione, gialli, rosa, noir, fantasy, thriller, horror, fantascienza, ragazzi, erotico, psicologico, umoristico. Ma anche racconti, fiabe, biografie, diari.

Come devono essere i romanzi?

  • INEDITI, cioè non pubblicati né in cartaceo né online con autopubblicazione.
  • REVISIONATI e con questo intendo che deve essere la vostra ultima stesura prima dell’invio e in italiano corretto. Per cui rileggete e correggete. Se nel romanzo ci sono informazioni storiche o scientifiche o di altro tipo, verificatele tutte. Mi raccomando: ogni lavoro di editing e/o correzione bozze sarà effettuato da me SOLO A PAGAMENTO, ovviamente previa conferma dell’autore. Revisionare un testo richiede tempo e lavoro, per cui non posso farlo gratuitamente.

Cosa mi piace leggere? Se avete seguito un po’ questo blog, ormai l’avrete capito. Non importa il genere o la trama. Coinvolgetemi nella lettura: è la mia unica richiesta.

Ci tengo a dirvi che la casa editrice non richiede un pagamento per la pubblicazione e non obbliga l’autore a comprare delle copie (nel caso foste scelti, sarà una vostra libera scelta).

Come fare arrivare il vostro romanzo a me? Tramite il mio indirizzo di posta info@nonprendeteappunti.it.

Quindi, che aspettate? Tirate fuori il romanzo dal cassetto (o dal computer), revisionatelo bene e poi inviatemelo.

Potete scrivermi qui anche per eventuali dubbi o domande ma potete sempre trovarmi su Facebook e Instagram come A chiare lettere.

Non ci sono garanzie, lo so. E ‘un’opportunità e come tale, va sfruttata. Forza! Non vedo l’ora di leggervi.

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Recensioni

Teresa

27 Novembre 2019 by Silvia T. Nessun commento

“Teresa ha perduto l’amore della sua vita, ed è disposta a tutto pur di non sentire più alcun dolore. La sola cosa che desidera è sotterrare il suo cuore in un fosso. Ma come? Decide di bussare alla porta di Donna Maria, misteriosa fattucchiera da sempre al centro di storie e credenze folkloristiche che hanno accompagnato Teresa fin da bambina. Le due donne stringeranno un patto dai risvolti oscuri, ma a interferire col piano arriverà Salvatore, amico d’infanzia da sempre follemente innamorato di Teresa. Comincia così un viaggio a ritroso dove ricordi del passato si fondono a elementi ritualistici del presente, dove il sogno e la realtà si confondono fino a un inaspettato scioglimento finale. Un racconto che è la presa di coscienza di una giovane donna attraverso il suo ostinato percorso di liberazione da limiti interni ed esterni, nella provincia di un piccolo paese di un sud Italia lontanissimo eppure sempre attuale.”

“La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti” (John Lennon). E questo accade a tutti prima o poi; ai più fortunati solo una volta. Perdere l’amore, come cantava Massimo Ranieri (per i più giovani, vi consiglio di ascoltarla su Youtube) è l’esperienza più universale del mondo. Tutti soffriamo nello stesso modo ma in modo diverso (così come tutti scriviamo delle stesse emozioni ma in maniera diversa).

Ed è quello che è successo a Teresa, la protagonista del nostro racconto (io lo definirei più un racconto lungo che un romanzo ma questo non lo sminuisce, anzi. Puntiamo sempre alla qualità e non alla quantità) e lei vorrebbe strapparsi il cuore, metterlo a tacere per sempre e smettere di soffrire. Lei non era “occupata in altri progetti”, il suo unico progetto era l’amore stesso.

E questa sofferenza avvolge tutto il racconto, anche in maniera fisica. Esplode durante il rito di Teresa e la rende vivida, attraverso le forme e i colori in cui è immersa la protagonista. Ma il mondo non si ferma perché hai il cuore spezzato (anche se, a mio parere dovrebbe, almeno per rispetto) ma la tua vita sì. E solo tu puoi farla ripartire.

L'”oggetto amato” sbiadisce a confronto con il dolore che ha provocato. Non ha ossa, non ha sangue. La sofferenza sì. Ed è così che la vediamo nel racconto. Un’entità vera e con una forza distruttiva reale (Donna Maria? Io la vedo così).

L’ambientazione nel Sud Italia tradizionalista (a volte anche troppo!), con il suo folklore e la sua passione, dona al racconto quel pizzico di magia che pervade anche l’aria in questo racconto.

In alcuni tratti, mi ricorda molto gli scrittori del realismo magico; se non sapete cos’è, leggete qualcosa di Marquez, della Allende o del buon Dino Buzzati (ad esempio i “Sessanta racconti“).

Mi congratulo con l’autrice per aver saputo trascinarci in questo mondo reale, immaginato e dipinto di emozioni.

Il finale mi è piaciuto, anche se, per un attimo, ho temuto che la storia prendesse un’altra strada, che non sarebbe stata altrettanto efficace.

Unica pecca: la costruzione del finale. Quando ci si muove su piani diversi (realtà e sogno, presente e passato ecc…), il passaggio da uno all’altro non deve essere necessariamente esplicito ma deve essere capito. Ho dovuto rileggere un paio di volte i passaggi per riannodare il filo.

Le parole per descriverlo: vivido e doloroso.

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Recensioni

La strada dei fantasmi

14 Ottobre 2019 by Silvia T. Nessun commento

“L’avventuriero Toni Vento, alla sua prima missione, ci lascia gli appunti sparsi e frammentari di una storia enigmatica che rivela particolare attenzione alle sfumature psicologiche e agli spunti filosofici. Gli avvenimenti reali si mescolano alle apparizioni costituite dalle proiezioni della psiche dei vari personaggi, atte a svelare i sogni, le paure e i fantasmi che popolano il loro inconscio. Il protagonista si inoltra nella ricerca di una collana risalente al diciottesimo secolo, che da allora appare e scompare attraverso le epoche e le regioni geografiche, lasciando intorno a sé una scia di suggestioni e rimandi. Vaga attraverso il mercato nero dei gioielli tra affaristi, night club e corse clandestine, alla ricerca disperata di momenti di bellezza e di comprensione che possono apparire inaspettatamente nei canali di Venezia, sulle vette della Norvegia, nella camera di un motel.”

Libro con una costruzione complessa e una scrittura che ha un sapore antico, ricco di descrizioni e di metafore.

Fin dall’inizio, i pensieri e le considerazioni del protagonista diventano il punto focale su cui ruota tutto il libro, fino a darmi l’idea che lo stile sia più saggistico che romanzesco.

L’esplorazione dell’inconscio umano è ben delineato e ci fornisce una serie di immagini e di riflessioni sicuramente condivisibili. La trama, però, rimane un po’ in sottofondo rispetto all’aspetto psicologico, anche numericamente: avvengono meno cose di quante ne vengano pensate.

Il mio consiglio per l’autore è di definire meglio il suo stile e fare una revisione della storia, che ha sicuramente i presupposti per essere un buon libro, ma deve essere sviluppata con una mano più ferma. Una cosa che ti consiglio di fare è pensare ai personaggi e buttare giù una descrizione accurata. Poi non è necessario inserire tutto nel libro ma inquadrarli bene ti aiuterà a tenerli ancorati alla storia e a dargli una caratterizzazione meno sfocata.

Chi è Toni Vento? Qual è il suo percorso all’interno del romanzo? E queste donne che sono dei perfetti personaggi letterari (pericolose, ambigue, misteriose), che funzione hanno nella narrazione?

Le parole per descriverlo: filosofico e descrittivo

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Recensioni

I segreti di Sharin Kot

4 Ottobre 2019 by Silvia T. 3 commenti

“Una missione solitaria sprofonda una pattuglia motorizzata di alpini negli orrori della guerra afghana e ridesta nel capitano Emiliano Zanin il tormento di un amore tradito.
Nello sperduto villaggio di Sharin Kot l’ufficiale si imbatterà infine in una terribile scoperta, che rappresenterà tuttavia per lui la premessa per tornare a sorridere alla vita.”

Ammetto che, dopo aver letto la trama, mi è venuta una grandissima curiosità. Ho pensato: vediamo che cosa ha ancora da dire questo scrittore su amore e guerra che non sia già stato detto.

E sono rimasta piacevolmente colpita dalla risposta che mi ha dato questo libro. Per questo vorrei dare un attimo risalto a qualcosa che forse, nel manuale, non ho sottolineato abbastanza: l’importanza di una documentazione ben fatta.

E’ difficilissimo, infatti, inserire una storia di fantasia nella Storia, quella vera, quella che si studia o che si studierà sui libri. Si riesce a farlo con i dovuti accorgimenti che, il nostro autore, ha avuto (ho scoperto poi che, in realtà, ha delle vere competenze nell’ambito).

Innanzitutto, questo romanzo parla di una guerra di cui sappiamo poco e di cui abbiamo voluto vedere poco, quella in Afghanistan. E, non so voi ma io sono sempre contenta di leggere di qualcosa di nuovo o che non conoscevo.

Sappiamo che il nostro protagonista, Emiliano Zanin è un militare che si ritrova all’interno del conflitto, dopo aver ricevuto una delusione d’amore che avrebbe piegato anche i più forti di noi.

E la storia resta perfettamente in bilico tra il dovere di portare a termine una missione stremante e il ricordo/presenza di questa donna che brucia ancora. Mi sento di complimentarmi con l’autore perché è riuscito a scrivere un romanzo di guerra non troppo lungo e efficace, che arriva al punto. Non voglio anticiparvi il destino della storia d’amore ma è davvero tutta “da scoprire”.

Unico appunto che mi sento di fare: ho trovato alcuni dialoghi tra Emiliano e Rebecca (l’amore perduto) un po’ scontati, così come la descrizione della stessa Rebecca, così perfetta da sembrare finta, soprattutto nella prima parte.

Le parole per descriverlo: veritiero e romantico.

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I viaggiatori del tempo

23 Agosto 2019 by Silvia T. Nessun commento

PRIMA SERIE

Sinossi:

“I viaggiatori Emy e Max abitano sul pianeta Terra del futuro, nell’anno 3015 dC, dominato dal sistema globale di Zionix. Con la time machine, viaggiano nel passato per studiare ed eliminare le cause della tirannia. I viaggiatori del tempo vivono in un mondo schiavizzato dai banchieri, agenti programmi olografici, droidi e androidi. Su scala generale è attivo il Simulatore Mondiale Olografico. Il regime orwelliano, o New World Order, è iniziato nel 2500. È l’opposto del Natural World Order, con il benessere per tutti, cercato dai protagonisti della serie in argomento. Zionix è la nuova Matrix. Il programma dei ribelli di Zionix riprende molte formule della trilogia degli anni 1999-2003. La storia degli sposi romantici Emy e Max si intreccia con le storie degli amanti emersi dal passato.”

Innanzitutto vorrei ringraziare l’autore per avermi permesso di recensire un libro di fantascienza, un genere un po’ snobbato dall’editoria ma che ha conosciuto un grande momento di notorietà soprattutto con il filone distopico partito da Hunger Games e cresciuto negli anni scorsi.

“I viaggiatori del tempo” parte da uno spunto molto interessante: l’umanità può salvare il mondo dalla distruzione che egli stesso ha creato?

Ci sono delle riflessioni valide nei viaggi del tempo di Max ed Emy e ho apprezzato le citazioni dei Grandi del nostro presente e passato.

Poiché vi avevo scritto che sarei stata completamente sincera devo ammettere, però, che la struttura del romanzo mi lascia perplessa.

E’ anche vero che è una prima parte e deve introdurre i personaggi per farci affezionare a loro e farci comprare i libri successivi. Questa è un’ottima strategia di marketing.

Il libro è molto “dialogato” (troppo a mio parere, qualche descrizione in più avrebbe giovato alla narrazione) e i dialoghi non hanno il mordente necessario a portare avanti la storia.

E queste citazioni, che io ho trovato belle ma poco integrate nella storia, sembrano messe lì per farci credere a un utopico mondo a cui dovremmo tornare dove non c’è dolore e sofferenza ma solo purezza e amore. E sappiamo bene che oggi (che rappresenta il passato dei protagonisti ma anche il nostro presente) non è esattamente così.

Detto questo, non è nulla che una buona revisione non possa aggiustare. Il mio consiglio è di rileggerti a voce alta (io lo faccio spesso passando per pazza ma amen), nel tuo caso potrebbe essere molto utile.

Anche perché traspare la tua conoscenza degli argomenti, degli autori citati ed è tutto scritto bene, senza errori di ortografia e di verbi (errore molto comune per chi scrive su piani temporali diversi.)

P.S. Nella sinossi non descrivere tutto capitolo per capitolo, lascia qualche sorpresa al lettore.

Le parole per descriverlo: fantascienza e amore

Autore: Massimo Festa

Editore: Aletti

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