Non prendete appunti -
Non prendete appunti -
Manuale•Non sa/non risponde

Come imparare a scrivere

6 Marzo 2022 by Silvia T. Nessun commento

“Si può imparare a scrivere? Come?”

Me lo avete chiesto e io ho provato a darvi la mia opinione. In questo video, come faccio sempre, ho attinto dalla mia esperienza, per fare una riflessione autentica e sincera sulla scrittura.

https://youtu.be/YakTvCHJXAo

Per scrivere ci vuole comunque coraggio e tanta voglia di mettersi in gioco.

Share:
Reading time: 1 min
Manuale

La morale

5 Ottobre 2020 by Silvia T. Nessun commento

Non mi piace come parola. Non so mai come rispondere quando mi chiedono: “qual è la morale del tuo libro?” Non penso che ci sia nel mio libro. O meglio, se deve esserci una morale è che non c’è, che le persone sono diverse, le esperienze posso essere simili ma mai del tutto uguali e che a volte non abbiamo tutti gli elementi per valutare una situazione anche se pensiamo sia così.

Forse non mi piace il termine “morale” perché implica un giudizio e non mi è mai piaciuto giudicare le persone e… anche i personaggi. Nella mia vita così come nella mia scrittura, ho imparato molto di più cercando di capire che giudicando.

Eppure tutti vogliono sapere se in quello che scrivi che c’è una morale. E’ come se volessero farti dire dove devono cercare, se quello che hanno capito è vero o falso.

La persone si sottovalutano quando leggono (strano perché su tutto il resto spesso si sopravvalutano) perché, spesso, sono io che chiedo a loro in che cosa si riconoscono nel mio libro e le risposte sono sorprendenti. In senso positivo ovviamente.

Questo è un po’ il segreto di ogni bravo scrittore, parlare di te ma non parlare di te, parlare di sé stesso ma non parlare di sé stesso.

Ho sempre pensato a me stessa come qualcuno che racconta delle storie non come una che impartisce delle lezioni di vita. Chi sono io per fare la morale a voi?

Ci sono però tanti esempi in letteratura di persone che scrivevano “manuali di vita” più che storie ed è comprensibile. Una volta gli scrittori erano anche intellettuali, baluardi di cultura e di politica, che potevano permettersi un po’ di ostentata saccenza.

Non credo che gli scrittori attuali possano permettersi d’impartire lezioni sul mondo ma questa è una mia opinione.

Quello che mi piacerebbe però vedere nei lettori, a prescindere da come si pone le scrittore, è un po’ più di spirito critico. E per spirito critico non intendo prenderli a parolacce su un post di Facebook, intendo formulare delle riflessioni di senso su ciò che leggono che non deve essere necessariamente uguale ma neanche simile a quello che lo scrittore vuole trasmettervi.

Insomma, se mi seguite, ormai avrete capito che io sono una che va predicando il ragionamento con la propria testa, nella lettura, nella scrittura e nella vita.

Share:
Reading time: 1 min
Manuale

Come scrivere del Covid?

30 Maggio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Non scrivendo del Covid. Non vi preoccupate, ora vi spiego.

Mi è capitato di vedere su alcuni gruppi di scrittori e lettori a cui sono iscritta, dei post dove le persone affermano che non leggerebbero mai un libro sul Covid, perché non vorrebbero mai rivivere questo periodo.

Lungi da me dire alle persone cosa leggere ma una cosa che posso fare è parlare agli scrittori: voi dovete scrivere del Coronavirus.

Lo so, il pubblico è sovrano ma, nel tempo, le cose cambieranno. Le persone vorranno leggere di qualcosa che hanno vissuto e i bambini che oggi hanno vissuto chiusi nelle case, inconsapevoli di ciò che stava accadendo fuori, vorranno sapere, conoscere.

Noi siamo sopravvissuti a una pandemia e siamo scrittori. Siamo la memoria delle generazioni future. Non hanno scritto delle guerre perché è triste? Non sono stati pubblicati libri sull’Olocausto perché era deprimente? Non scherziamo, ragazzi. Abbiamo l’opportunità di raccontare un’esperienza umana potente vissuta praticamente da tutto il mondo. Non abbiamo più Calvino, Sepulveda o Shakspeare per scriverne. Ci siamo noi e abbiamo il dovere morale di trasmettere la storia e la Storia.

Abbiamo già parlato di come, nel tempo, gli scrittori abbiano raccontato le epidemie e la malattia. Lo hanno fatto con ingegno, creatività, ognuno in modo diverso (perché come abbiamo già detto, la vera novità sta nel “come” si scrive, non nel “cosa”).

E poi, io credo che non si debba parlare necessariamente solo di dolore e morte quando si scrive del Covid o delle cose brutte in generale.

La vita è un pacchetto completo. Si scrive della morte per scrivere della vita, si scrive del dolore per scrivere della felicità. Siamo parte di una contorta quanto perfetta bilancia in cui tutto si completa. Sarebbe assurdo escluderne una parte. Ci saranno scrittori che ci faranno ridere e distrarre dalla vita reale. Ne abbiamo bisogno. E ci saranno quelli che ci faranno piangere e riflettere. E ne abbiamo bisogno in egual modo.

Non escludo poi che ci saranno scrittori che ci faranno ridere e piangere insieme. Io spero di riuscire a farlo, perché credo che la vita sia così. Come scrive Rilke:

“Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore. Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano.“

In definitiva, io vi chiedo di scrivere del Covid senza scrivere del Covid. Cercate punti di vista nuovi, modi di rielaborare questa pandemia come una parte della vita umana. E avremo una testimonianza, la vostra narrazione di questo momento che stiamo vivendo.

Scrivete!

Share:
Reading time: 2 min
Manuale

Le epidemie letterarie

26 Febbraio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Stiamo entrando a far par parte della Storia. E, come tutti prima di noi, non ne siamo consapevoli. Nessuno ci crede ora ma, un giorno, qualcuno parlerà di questo 2020 e di quando la Cina e intere città di altre nazioni vennero paralizzate dal Coronavirus o, come lo definisce la scienza, dal virus Covid-19. Si ricorderanno di quelli che ci scherzavano sui social per sdrammatizzare e di chi, preso dal panico, ha saccheggiato i supermercati in cerca di viveri e di prodotti sterilizzanti.

Oltre che nei libri di storia, compariremo anche nelle storie di che le storie le racconta. Ebbene sì, noi scrittori di oggi o del futuro.

Non siamo sicuramente a quel punto ma mi vengono in mente tanti libri famosi che hanno avuto tra i protagonisti un’epidemia. Il cinema e la tv hanno saccheggiato l’argomento proprio come quelli che hanno svuotato i supermercati.

Ma torniamo alla letteratura. Sì, sto per fare il nome del romanzo tanto odiato da tutti i ragazzi delle scuole superiori: I promessi sposi.

Lo so, anch’io quando andavo a scuola non ne avevo capito la bellezza e l’unicità ma, fidatevi, se non lo avete già fatto, rileggetelo da adulti, senza essere costretti ad analizzare ogni personaggio e ogni passaggio e vi troverete tra le mani un capolavoro.

Manzoni, come molti , utilizza la peste come espediente letterario. Quando la nostra sopravvivenza è a rischio, le maschere cadono e ci riveliamo per quelli che siamo. Tutti i personaggi de “I Promessi Sposi” hanno bisogno di fare questo: confrontarsi con se stessi per scegliere la strada da percorrere. E, infatti, quando tutti i personaggi sono in pace, arriva la pioggia purificatrice che porta via i peccati del passato e la malattia.

Piccola aggiunta off topic: la scena della mamma di Cecilia che depone il corpo della figlioletta morta sul carro dei monatti è straordinaria; riesci quasi a vederla, per quanto sono vivide le parole con cui è descritta.

Un altro romanzo che usa l’epidemia come espediente narrativo è “Cecità” di Samarago. Un capolavoro terribile.

Quando l’epidemia di cecità (appunto) colpisce un parte della popolazione che viene ghettizzata perché non si conosce né la natura né i metodi di trasmissione del virus, la lotta alla sopravvivenza porta le persone a comportarsi nei modi più spregevoli.

La psiche umana debole di fronte all’epidemia, proprio come il corpo è vulnerabile alla malattia.

Per una mia sopravvivenza personale, devo credere che l’umanità non arriverebbe mai a tanto ma, se devo essere sincera, non potrei metterci la mano sul fuoco.

E l’ultimo romanzo è il “Decameron“. Qui la peste viene utilizzata per raggruppare invece di dividere. Vi ricordate quando vi dicevo che, a volte, banalmente, uno scrittore ha la necessità narrativa di mettere dei personaggi insieme in uno stesso luogo?

Boccaccio usa la peste nera per bloccare dieci giovani fuori Firenze e far sì che per passare il tempo (non c’era Netflix ai tempi), questi si raccontino quelle che poi sono diventate le famose novelle.

E ora, una mia piccola considerazione. Io ho seguito la vicenda senza farmi prendere dal panico (non ho mai ritenuto utile fasciarmi la testa prima di rompermela) ma capisco la paura e trovo che i media e soprattutto, i social media, stiano diffondendo un terrore inutile. Sono state messe in atto le misure per evitare un ulteriore contagio. Non serve fare una situazione aggiornata minuto per minuto, riprendendo anche notizie non verificate pur di dire qualcosa.

E per concludere, oggi ho aperto la mia pagina Facebook e nella home c’erano circa venti articoli sul Coronavirus ma, a me, l’occhio è cascato sul post di Save di Children che sta combattendo contro la polmonite in Africa, che uccide ogni anno non so quante persone, tra cui molti bambini.

Quindi, il mio unico appello è: non fatevi prendere dal panico. Non prendete per buono tutto quello che vi viene detto ma ragionate sulle cose con la vostra testa (ma questo sempre!). E, cavolo, lavatevi queste mani! E’ una buona norma igienica SEMPRE!

Share:
Reading time: 3 min
Manuale

Donne e Letteratura: un passo indietro?

29 Gennaio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Ebbene sì, ho deciso di parlarvi anch’io del famoso scivolone di Amadeus ma non lo farò come gli altri perché non sarebbe la sede adatta. Qui parliamo di libri, di scrittori e scrittrici. E così sarà anche stavolta.

Ma vi prego, per queste poche righe, lasciatemi fare un po’ di polemica perché, lo sapete, su questo blog mettiamo anche al bando pregiudizi e luoghi comuni che non ci piacciono proprio (almeno a me e, visto che scrivo io…).

Perché si presuppone che una donna bella/bellissima non sia anche intelligente e capace? Io conosco tante belle/bellissime donne con un gran cervello, creative, forti, organizzate ecc… E conosco belle donne con la profondità emotiva di una pozzanghera.

Il punto non è questo ovviamente. Nel momento in cui una donna viene valutata solo sul suo aspetto fisico anche in relazione ad altre capacità e competenze, sbagliamo alla grande. Misurereste l’altezza in chili?

E’ evidente che Amadeus ha fatto uscire, molto stupidamente devo ammettere, visto che con quello che lo paga la Rai poteva prepararsi due righe per presentare le sue “ragazze” (chi sono poi le Charlie’s Angels?): il criterio di selezione per andare a Sanremo è la bellezza. Puoi essere intelligente, sveglia, capace ma per andare a Sanremo conta che tu sia bella. Il segreto di Pulcinella è svelato.

Comunque, torniamo alla nostra materia: Letteratura. E’ incredibile pensarlo ora che andiamo nello spazio, dirigiamo multinazionali, veniamo elette Presidenti ma, c’è stato un tempo (buio, molto buio) in cui le donne non potevano scrivere alla luce del sole perché non erano uomini.

Nessuno riteneva le donne capaci di creare storie, poesie e di svolgere lavori di concetto. Molte non venivano neanche istruite, a che serviva? Il loro compito nella società era sposarsi, avere figli, prendersi cura della famiglia e dei loro uomini. Non potevano mica mettersi a scrivere. E sapete cosa hanno fatto le donne? Hanno scritto lo stesso. Ovviamente.

Si sono inventate pseudonimi e identità fantasma (maschili) solo per fare quello che amavano, anche se, forse, mai nessuno avrebbe saputo che quelle erano le loro opere. Penso a Jane Austen, che non riuscì mai a vedere il suo nome su un libro quand’era vita e mi fa molta tristezza. Era un genio delle letteratura a cui non è mai stato riconosciuto il valore che meritava. La stupidità umana può essere infinita…

Spostiamo un attimo il focus sui nostri giorni. Una volta ho partecipato a un incontro dove veniva analizzata la questione “letteratura femminile”. Già la sottocategoria mi sembrava assurda (per me la letteratura è una) ma, dopo la mia esperienza di pubblicazione, mi sono resa conto che qualcosa sul fondo c’è ancora.

Un pregiudizio che ci fa pensare che un libro scritto da una donna possa trattare solo un certo genere di argomenti: di norma, una bella storia romantica dove l’eroina cerca l’amore e poi, dopo mille ostacoli, lo conquista.

Spesso ero restia a rispondere alla domanda: “di che genere è il tuo libro?”. Questo perché, se dovessi mettere il mio libro su uno scaffale di una libreria, lo posizionerei tra i romanzi, ma chi l’ha letto sa benissimo che la mia non è la classica storia d’amore. Ma è quello che tutti pensano, soprattutto gli uomini.

Lo vedevo nel cambio d’espressione quando rispondevo: “è un romanzo”. Per non parlare poi, di quelli che mi dicevano apertamente che i romanzi non erano il loro genere.

E così si forma una divisione anche tra i lettori: statisticamente, i libri delle donne vengono letti più dalle donne (che poi siano le donne a leggere di più in Italia rispetto agli uomini è un altro dato).

Se avessi un euro per tutti quelli che mi hanno detto “se vuoi vendere tanto devi scrivere una bella storia d’amore, magari con i vampiri o qualche essere soprannaturale”, non dovrei più cercare lavoro.

E’ incredibile pensare questo soprattutto se allarghiamo la lente su scala mondiale. A livello internazionale, le tre saghe che hanno venduto di più, Harry Potter, Cinquanta sfumature di grigio e L’amica geniale, sono scritte da donne (dai, la Ferrante è una donna, si sa!).

Ora voglio parlare un attimo di me, della mia esperienza come lettrice. Io ho sempre letto uomini e donne, senza mai pormi il problema.

La prima grande eroina letteraria con cui sono venuta in contatto è la protagonista del primo libro che letto: Piccole donne. Un libro scritto da una donna che parla di donne.

Ero una bambina ma mi identificavo con Jo, per tanti motivi che ora non sto qui a spiegarvi. Mi sono molto stupita nel sapere, in seguito, che la Alcott fu molto criticata per il finale che aveva dato a questo personaggio.

Allerta spoiler! Alla fine Jo, dopo aver imperversato per pagine e pagine, affermando di “non essere fatta per il matrimonio”, si innamora e si sposa. Questa era vista come una discrepanza tra personaggio fino ad allora descritto e come un tradimento all’ideale femminista a cui il libro sembrava votato.

Quindi una scrittrice non può essere anche una moglie (è vero che poi Jo sposa un uomo intelligente che la supporta nel suo percorso e questo fa la differenza, secondo me)? E’ sempre il solito discorso. Una cosa esclude l’altra? Meg, che da subito vuole sposarsi e avere una famiglia e si ritrova a mandarla avanti in un mondo di uomini senza mezzi economici, è meno femminista di Jo?

Alla fine del romanzo Jo si sposa, è vero. Cambiando idea, è vero (come se non ne avessimo il diritto!). Ma pubblica il suo libro (e non si esclude che ne potrebbe pubblicare altri in futuro) e apre una scuola dove insegna a maschi e femmine senza distinzione. Se immagino la vita di Jo dopo la fine del romanzo, la vedo difficile e complicata, come quelle di tutte le persone che fanno molte cose contemporaneamente.

Le donne in letteratura non hanno mai fatto un passo indietro, anche quando la società glielo imponeva. Ora, grazie a loro, io posso pubblicare un libro con il mio nome in copertina. Non torniamo indietro.

Share:
Reading time: 4 min

Articoli recenti

  • IT’S MY CALL
  • Il tempo narrativo
  • I termini dell’editoria. Facciamo chiarezza
  • Ogni storia ha il suo finale
  • Come imparare a scrivere

Popular Posts

Prefazione

Prefazione

8 Luglio 2019
Quando uno scrittore emergente è emerso?

Quando uno scrittore emergente è emerso?

25 Gennaio 2021
E se conoscessimo già il finale?

E se conoscessimo già il finale?

27 Dicembre 2020
I segreti di Sharin Kot

I segreti di Sharin Kot

4 Ottobre 2019
Breaking news! Casa editrice cerca autori

Breaking news! Casa editrice cerca autori

28 Febbraio 2020

Categorie

Archivi

Tag

#esserescrittori #inunpostobello achiarelettere amore autori blog casaeditrice coraggio creatività dolore domande donne dubbi editoria FINALE imparare leggere letteratura libri libro manuale nonprendeteappunti passato paura percorso personaggi persone presente pubblicare pubblicazione pubblicità racconto recensione revisione romanzo scrittore scrittori scrittoriemergenti scrittrice scrittura scrivere storia tempo video vita

© 2017 copyright PREMIUMCODING // All rights reserved
Lavander was made with love by Premiumcoding