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Manuale

Il crowdfunding in editoria

28 Aprile 2020 by Silvia T. Nessun commento

E su questo sono parecchio ferrata, perché io ho pubblicato con il crowdfunding.

Che cacchio è il crowdfunding? È quello che mi sono chiesta io all’inizio e quello che mi hanno chiesto tutti quando ho cominciato a praticarlo. Come una religione o un’arte marziale.

Allora, in sintesi, la storia è questa: la protagonista, io, aveva scritto un libro e lo aveva mandato a tutti quelli che pensavo potessero pubblicarlo. E da allora, aspettava con gli occhi verso l’infinito, un fantastico editore che arrivasse con il suo cavallo bianco e una proposta editoriale valida.

Sapete una cosa che le fiabe non raccontano mai? É che la principessa comincia a stufarsi e invecchia anche, ad un certo punto.

Beh, io non avrei mai potuto fare la principessa molto a lungo, non era nella mia natura. Dovevo fare qualcosa. Così sono scesa dalla torre e sono andata a un incontro dove parlavano di crowdfunding nell’editoria.

Di fatto, l’idea di crowdfunding è quella di raccogliere fondi dal normale compratore a piccole cifre per poter realizzare un progetto, di quasiasi tipo. Ci sono persone che lo usano per produrre documentari o allestire mostre o attivare una start up ma anche progetti sociali… Insomma se riesci a trovare abbastanza persone che credano nel tuo progetto e che ti finanziano con una piccola cifra, sei a cavallo. Non quello del principe… anche meglio.

Dopo aver partecipato a questa conferenza tenuta da quella che poi diventerà la mia casa editrice, mi sono detta: “Cavolo Silvia, può essere la tua occasione! In fondo devi vendere centocinquanta copie in prevendita… lo puoi fare!”

E qui avrei dovuto cominciare a preoccuparmi perché primo, io non parlo mai di me in terza persona e, secondo, non avevo nessuna percezione di quanto fosse difficile vendere dei libri in Italia!

E quindi in un misto di entusiasmo e disperazione, mi sono buttata in questa avventura. Ho mandato il mio manoscritto che ha passato tutte le selezioni e poi mi hanno aperto un canale sul loro sito per far preordinare il libro. Si poteva leggere un breve estratto.

Siamo partiti bene. Parenti, amici, clienti di mio padre e gente che conosceva gente hanno ordinato il libro. E poi, il blocco. Qualcuno mi prometteva di comprarlo ma non lo faceva, altri glissavano per non dirmi di no in faccia. Sono diventata sfacciata e petulante.

Sentivo che pregare qualcuno per un comprare un libro che ritenevo bello, anche se loro ancora non lo sapevano (ma non è così per tutti i libri nuovi?) era patetico. Io sono brava a scrivere, solo a scrivere. Perché non posso fare solo un atto di fiducia?

Quindici euro. Erano solo quindici euro. No, erano quindici euro per un libro. Mi sono scontrata contro l’Italia che non legge, che non spende i soldi per leggere.

Ho cominciato a pensare che non ce l’avrei fatta. E io avevo solo un colpo da sparare, non potevo permettermi di prendermi altro tempo per scrivere il libro numero due e riprovarci.

Avevo puntato tutto su quel numero ma la roulette era molto meno prevedibile del previsto.

E poi ce l’ho fatta. Vi ho già parlato della gioia di quel momento e non diventerò di nuovo sfacciata e petulante.

Ma il punto non è questo. É questo: il crowdfunding é una strada che vi consiglio di valutare, perché io sono riuscita a pubblicare. Credetemi però quando vi dico che è molto meno semplice di quanto si pensa e di quanto vogliano farvi credere.

Potete avere fortuna, certo. Il fattore è C è sempre una buona cosa ma potreste non averne, anzi.

Preparatevi e non abbattetevi mai durante il percorso. Nel periodo di crowdfunding siete tutto ciò che avete; credete in voi stessi e in quello che avete scritto. E fate… un atto di fiducia!

P.S. La bellissima foto di copertina è una scena della serie “Orange is the new black“

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Recensioni

I segreti di Sharin Kot

4 Ottobre 2019 by Silvia T. 3 commenti

“Una missione solitaria sprofonda una pattuglia motorizzata di alpini negli orrori della guerra afghana e ridesta nel capitano Emiliano Zanin il tormento di un amore tradito.
Nello sperduto villaggio di Sharin Kot l’ufficiale si imbatterà infine in una terribile scoperta, che rappresenterà tuttavia per lui la premessa per tornare a sorridere alla vita.”

Ammetto che, dopo aver letto la trama, mi è venuta una grandissima curiosità. Ho pensato: vediamo che cosa ha ancora da dire questo scrittore su amore e guerra che non sia già stato detto.

E sono rimasta piacevolmente colpita dalla risposta che mi ha dato questo libro. Per questo vorrei dare un attimo risalto a qualcosa che forse, nel manuale, non ho sottolineato abbastanza: l’importanza di una documentazione ben fatta.

E’ difficilissimo, infatti, inserire una storia di fantasia nella Storia, quella vera, quella che si studia o che si studierà sui libri. Si riesce a farlo con i dovuti accorgimenti che, il nostro autore, ha avuto (ho scoperto poi che, in realtà, ha delle vere competenze nell’ambito).

Innanzitutto, questo romanzo parla di una guerra di cui sappiamo poco e di cui abbiamo voluto vedere poco, quella in Afghanistan. E, non so voi ma io sono sempre contenta di leggere di qualcosa di nuovo o che non conoscevo.

Sappiamo che il nostro protagonista, Emiliano Zanin è un militare che si ritrova all’interno del conflitto, dopo aver ricevuto una delusione d’amore che avrebbe piegato anche i più forti di noi.

E la storia resta perfettamente in bilico tra il dovere di portare a termine una missione stremante e il ricordo/presenza di questa donna che brucia ancora. Mi sento di complimentarmi con l’autore perché è riuscito a scrivere un romanzo di guerra non troppo lungo e efficace, che arriva al punto. Non voglio anticiparvi il destino della storia d’amore ma è davvero tutta “da scoprire”.

Unico appunto che mi sento di fare: ho trovato alcuni dialoghi tra Emiliano e Rebecca (l’amore perduto) un po’ scontati, così come la descrizione della stessa Rebecca, così perfetta da sembrare finta, soprattutto nella prima parte.

Le parole per descriverlo: veritiero e romantico.

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