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Manuale

Un anno, sei mesi e dieci giorni dopo

13 Novembre 2019 by Silvia T. Nessun commento

Ed eccoci qui. “Un momento di chiarezza” è stato pubblicato il 3 maggio 2018. Sembra davvero ieri eppure è già passato un anno e mezzo.

Vorrei chiarire subito che io sono una scrittrice. Lo sarò per sempre, anche se non dovessi mai pubblicare nient’altro. Ho sempre saputo che volevo scrivere e che sapevo scrivere.

Sapete, io sono sempre stata molto fortunata. Non mi sono mai dovuta ammazzare di studio per raggiungere i miei traguardi accademici. La mia scarsa capacità di concentrazione a lungo termine è sempre stata compensata da una veloce comprensione e rielaborazione dei concetti e da un ottimo utilizzo della logica. Questo mi permetteva di studiare quello che mi piaceva, di leggere quello che m’interessava, di eccellere nelle materie in cui volevo eccellere. L’italiano era una di queste e una naturale inclinazione per le materie umanistiche e per la scrittura, mi hanno facilitato tanto.

Questo è per farvi capire quanto impegno e lavoro, invece, ci sono voluti per rendere quel tre maggio una giornata speciale. E io ci ho messo tutta me stessa, sempre.

Vorrei trovare il modo migliore per raccontare questa storia, perché è questo che sto facendo ancora: raccontare una storia.

Tutti hanno pensato che io avessi un’ambizione sfrenata, che volessi vendere milioni di libri ma c’ero solo io quando arrivò la copia stampata e so che se fosse stata l’unica, non mi avrebbe commosso di meno. Ero io, era la cosa che avevo sempre fatto che diventava corporea. La realizzazione, forse l’unica che avrò in vita mia.

Ma a un tratto, in questa corsa per la pubblicazione dove tampinavo amici e non, parenti e conoscenti, ho avuto paura che il marketing stesse prevalendo sulla scrittura. E ho messo subito un freno. Ho sempre voluto avere potere decisionale sulle cose e potevo ancora averne. Ho deciso che tutti i proventi delle prevendita (per le dinamiche di pubblicazione rimando al mio post della scorsa settimana) sarebbero andati in beneficenza e così è stato; ogni centesimo è finito a Medici senza Frontiere. E non perché sono buona o ricca (scusate, qui mi scappa la risata perché penso che ero disoccupata anche ai tempi. Sono una pazza!), ma perché così doveva essere. La scrittura doveva venire prima.

Voglio essere molto sincera con voi. “Un momento di chiarezza” ha venduto 175 copie in prevendita e 18 nel periodo successivo (anzi, colgo l’occasione per ringraziare quei diciotto fortunati – oserei dire – che hanno avuto la fortuna di scoprire “Un momento di chiarezza” da soli), per un totale di 193 copie in totale. Non sono poche, sono pochissime.

Ora posso dirvi che la mia casa editrice, Bookabook, non ha affatto pubblicizzato o sostenuto il mio romanzo. E sarebbe vero. Ma hanno fatto i loro interessi e io non sono così ingenua, me l’aspettavo. Ecco, un gradino sopra l’auto pubblicazione me lo sarei meritato ma è andata così…

Posso anche dirvi che entrare nel sistema editoriale è come infilarsi nella metropolitana all’ora di punta dopo che c’è stato un guasto. E il fatto di essere un’anonima esordiente non ha aiutato. Ma è così per tutti, inutile fare vittimismo. Sapevo che sarebbe stato come sfidare un drago con uno stuzzicadenti. E questa è proprio una cosa da me; più l’impresa è folle, prima sono pronta per partire.

Una volta un grande e visionario editore mi disse: “E’ talmente folle che potrebbe funzionare”.

E ha funzionato. Ora vi spiego perché.

A volte miri a un bersaglio e ne colpisci un altro. Credo che questo avvenga perché ancora devi capire qualcosa. Per me è stato così.

Pensavo che il mio viaggio finisse con la pubblicazione e mi sbagliavo. E lo so cosa state pensando voi : “Non sei diventata famosa, ora vuoi metterci una pezza per non sentirti una fallita”. Non è così e penso che nel seguito di questo discorso alcuni si ritroveranno.

Innanzitutto, per poter promuovere da sola il mio libro dovevo credere nelle mie parole, nella mia storia, nelle mie capacità. Mi è capitato di rileggere o di sentir leggere alcune frasi di “Un momento di chiarezza” e pensare: “L’ho scritto io questo? Cavolo, sono brava!” E se voi mi conosceste come persona, sapreste che questo è sempre stato un mio difetto: credere di non essere mai abbastanza. Lì è solo lì, ho cominciato a darmi credito… Ora è un work in progress.

Inoltre, da tutti quelli che hanno letto o recensito “Un momento di chiarezza” ho ricevuto non solo parole di apprezzamento (anche da alcuni editori ma… non me la voglio menare… beh dai, un po’ sì) ma un punto di vista. E’ incredibile come le persone riescano a immedesimarsi nelle parole di qualcun altro, ognuno in qualcosa di diverso e ognuno ci vede qualcosa di diverso. Ero sorpresa, impressionata, felice di sentire cosa avevano da dire sulla mia storia, sulle mie parole.

Credevo che solo i grandi scrittori avessero questo potere e invece… Ho fatto bene il mio mestiere allora.

Già questo vi dovrebbe aver convinto a guardarvi intorno quando mirate a un bersaglio ma vi dirò di più.

Scrivere un libro vi cambia, il percorso che fate vi trasforma… in meglio. Vi obbliga a guardare dentro voi stessi e a vedere una cosa che, forse, non siete stati in grado di riconoscere fino a quel momento. Avete un forza creatrice. E qualcosa che crea è un dono.

Fatevene una ragione, ragazzi. Ci siete dentro. Siete scrittori ora.

Eccoci alla fine del vostro viaggio intergalattico. Avete superato i meteoriti e le tempeste solari ma avete visto anche un miliardo di bellissime e luminose stelle. Valeva la pena no?

 

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Manuale

Il personaggio

24 Luglio 2019 by Silvia T. Nessun commento


Forse qualcuno sarebbe partito da un’altra parte per spiegarvi come cominciare a strutturare un libro ma il manuale è mio, quindi decido io. Ecco una cosa che dovete imparare a fare subito: prendere decisioni. Uno scrittore prende tante decisioni (banalmente dal nome dei personaggi fino ad arrivare a cose più pregnanti, come le svolte della trama). Il/I personaggio/i sono l’anima di un libro. Puoi avere la trama più fica del mondo ma se i personaggi non la reggono, il libro farà schifo.

Nel mio caso in particolare è venuta prima la protagonista, l’ho vista come una persona reale. Mi è apparsa in dormiveglia, così sofferente e fragile che non potevo non darle una voce. Una voce, a volte, anche ironica ma sua, diversa da tutte le altre.

Molto utile (sia per la trama che per i personaggi) è buttare giù un canovaccio generico, per capire i punti chiave. Scrivete tutto quello che vi viene in mente: altezza, peso, colore degli occhi o dei capelli, come si muove, se gesticola, come cammina ecc… Poi, ovviamente, non dovete inserire tutto ma quello che vi serve per caratterizzare il personaggio. Ma per voi è meglio avere in testa un personaggio completo.

Questo ci porta al secondo punto: nel momento in cui date un carattere, delle caratteristiche morali, intellettuali, artistiche, insomma qualsiasi cosa decidiate, tenetelo sempre ben presente durante tutto il percorso. Decidete se volete farlo cambiare (con un cambiamento coerente e plausibile) o se volete farlo rimanere così com’è. Potete anche scegliere entrambe le soluzioni ma su personaggi diversi. In qualunque caso, fatelo usando il buon senso. Ad esempio, se decidete che un vostro personaggio è razzista, non si fermerà a dare un euro a una persona di colore in una scena. Prima di fargli fare qualcosa pensate sempre: è questo che farebbe lui/lei?

Pensate ai libri de “L’amica geniale” di Elena Ferrante. La protagonista e voce narrante fa effettivamente quell’ascesa sociale con cui abbiamo fatto parlare anche il New York Times ma dentro rimane un po’ quella bambina cresciuta in un rione popolare e questo si percepisce dalla scrittura.

Per fare questo dovete necessariamente cercare di staccarvi dal personaggio (a meno che non sia la vostra biografia!) e questo può essere difficile ma dovete farlo soprattutto quando scrivete di un personaggio cattivo o completamente diverso da voi. Sappiate che lui/lei hanno una funzione nel libro; se chi legge pensa “ma non l’avrebbe mai fatto, dai!”, avete sbagliato qualcosa. C’è stato un periodo in cui io ho avuto una profonda immedesimazione nella mia protagonista ma lei non era me. Stavo prendendo una strada sbagliata, avrei sbagliato. Voi ci siete ma non siete il personaggio.

Ma dopo parleremo anche di questi momenti; vedete, un grosso limite per lo scrittore è lo scrittore stesso.  Le vostre emozioni, gli stati d’animo influenzeranno sempre ciò che scriverete e il giudizio su cosa scriverete. Ad esempio, io oggi sono incavolata perché ho ritirato il 730 e ho scoperto di dover dare più di cinquecento euro di conguaglio allo Stato, nonostante io sia stata disoccupata per la maggior parte dell’anno precedente (non lo sareste anche voi?) Se oggi stessi scrivendo un romanzo anziché un manuale, questo uscirebbe, fidatevi.

Ma questo discorso merita un capitolo a parte e lo troverete dopo.

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