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Manuale

La scrittrice

7 Agosto 2020 by Silvia T. Nessun commento

No, non è il titolo di un romanzo. O forse sì, un thriller norvegese dove l’assassina uccide con un penna stilografica… tra le vittime poveri stolti che scrivono “qual è” con l’apostrofo. Andava fatto!

Comunque, a parte gli scherzi, scrittrice è un parolone e non è una qualifica facile da conquistarsi. “Quando sarò una scrittrice” ripetevo sempre “andrò in Comune a rifarmi la carta d’identità e lo farò scrivere a carattere cubitali, professione SCRITTRICE”. Ripenso con tanta tenerezza a quella me. Ovviamente non sarei andata in giro con la carta d’identità aperta in mano ma… probabilmente l’avrei tirata fuori con molta nonchalance, di tanto in tanto, adducendo qualche motivo assurdamente convincente.

E poi è successo, come quando dai il primo bacio o dici per la prima volta “ti amo”; rimani lì ferma con una grande idea di come avrebbe dovuto essere quella scena ma è già successo, non hai avuto tempo di pensare o di assumere Spielberg per fare la regia.

Eppure ci avevi messo tanto impegno per non perderti il momento. Quando sono diventata una scrittrice? Anzi, allarghiamo la domanda, quando si diventa scrittori?

Mentre scrivi? Quando ti pubblicano? Quando sei sullo scaffale della libreria? O quando ti leggono? (Ho volutamente omesso “quando ti pagano” perché è il momento in cui ci sente meno scrittori che mai… a meno che tu non venda come la Rowling ovviamente!)

La verità è una: la scrittura non è un mestiere che ha bisogno di essere legittimato su una carta d’identità o su un curriculum. Lo scrittore è, non fa.

Quindi, di fatto, quando vi sentite scrittori (ma siate onesti con voi stessi!), siete scrittori.

Devo ammettere che mi fa piacere (molto piacere!) quando gli altri mi danno della scrittrice . Me lo merito, me lo sono guadagnato, ho lavorato tanto e ci ha creduto anche quando ci credevo solo io.

Ora mi piacerebbe che ve lo chiedeste anche voi: vi sentite scrittori?

Vi lascio con quest’ultimo interrogativo (come se non ne aveste già abbastanza!) e vi auguro delle buone vacanze, qualsiasi cosa voglia dire per voi. Spero che scriviate e tanto.

Una mia cara amica dice che l’anno vero è quello scolastico, finisce con la fine dell’estate e riprende a settembre. Così, in quest’anno senza scuola, vi auguro un settembre tutto da scoprire e da riscoprire.

Personalmente ho avuto un anno impegnativo ma soddisfacente (penso comunque che essere scampati a una pandemia dovrebbe fare curriculum!). Spero in un’ estate prolifica per la mia scrittura e rilassante per il mio stanco cervello. “C’è ancora molta strada da fare prima di dormire” scriveva Frost e lo penso anch’io.

Divertitevi però, perché credetemi, anche gli scrittori si divertono ogni tanto!

Firmato

La scrittrice

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Manuale

Il gran finale con i fuochi d’artificio

2 Ottobre 2019 by Silvia T. Nessun commento

Lo so, siete emozionati; siete passati attraverso il cerchio di fuoco e ne siete usciti con un romanzo a cui manca solo il finale. E come lo concludiamo? Vi state ponendo un’ottima domanda.

Molti lettori guardano l’ultima frase per decidere se acquistare un libro, io stessa leggo l’ultima parola (ebbene sì, sono umana anch’io!) Se state scrivendo il nuovo Harry Potter è ovvio che la storia si concluderà con l’epica battaglia tra bene e male con i draghi e gli incantesimi, insomma tutto il necessario per chiudere un fantasy. Come lettrice, vi consiglio, se state scrivendo un giallo/thriller, di mettere un finale spiazzante. E’ bello pensare che l’assassino sia X mentre in realtà è Y.

Questo per dire che, ovviamente, ogni genere richiede un certo tipo di finale. Quale sia quello perfetto non è dato saperlo. Ed è giusto così, a mio parere. Scrivere è come la vita, non ci sono le coordinate esatte per arrivare in un punto ma decisioni sulle strade da intraprendere. E questa vi spetta; è la vostra storia, i vostri personaggi. Solo voi potete sapere come va a finire.

Il mio consiglio è di chiedervi se il finale che avete scritto riflette il cambiamento o il non cambiamento che volevate nei personaggi. Il finale di un romanzo deve avere un senso per la storia; se non è quello che avevate pensato all’inizio non preoccupatevi. Può capitare. Io l’ho cambiato, sono sempre rimasta in linea con quello che volevo in mente per la mia protagonista ma non immaginavo quel finale nello specifico.

Detto questo, la mano è vostra; se volete lasciare tutti a bocca aperta con dei fuochi speciali tutti vostri, sparate. E vedete che succede.

Piccolo aneddoto: dovevo scrivere solo il finale ma ero un po’ bloccata. Ovviamente, nel mentre, cercavo un lavoro perché non vivo scrivendo manuali di scrittura, come potrete immaginare. Mentre mi proponevo come segretaria, centralinista, data entry… (insomma ho fatto molte cose), ho deciso di scrivere un curriculum “narrato” per convincere i reclutatori che “scrivere era il mio mestiere”. L’ho mandato a un po’ di gente nel settore, abbastanza certa che non avrebbe riposto nessuno.

Un pomeriggio squilla il cellulare e dall’altra parte c’è la segretaria di un grosso editore che mi comunica che il suo capo vuole vedermi per un colloquio. Salto dal letto, non sono sicura di aver capito bene. Io? Sì, proprio io. Nei giorni successivi, comincia una preparazione che neanche il Royal Wedding: capelli, mani, vestiti, scarpe ecc… dovevo essere perfetta.

Mi presento il giorno del colloquio; la receptionist mi dice che dovrò aspettare un po’ perché con l’altra candidata sta andando per le lunghe. Non è buon segno; eppure riesco (dopo un’ora e un quarto di attesa) ad accedere all’Olimpo, o almeno, quello che pensavo fosse l’Olimpo. Innanzitutto il caro signor X ha una spocchia che non si può permettere. Mi chiede sprezzante come mai salto “di palo in frasca”. Io trattengo il respiro sulla risposta che mi passa per la testa e opto per un più diplomatico “avevo bisogno di lavorare” (vero, oltretutto).

E poi mi lancio in un’appassionata lode per la scrittura. Lui mi blocca, mi dice che, in realtà, sta cercando una segretaria di direzione. Balbetto “ma nel curriculum c’era scritto che volevo scrivere…” Viene fuori che né lui né la sua solerte segretaria avevano letto il mio curriculum. Prima di congedarmi nel mio enorme sconforto, dice l’unica cosa sensata di quella sera. Mi guarda e afferma con decisione: “Comunque, se vuole scrivere è adesso o mai più.”

Era adesso. Lo capirò dopo quel colloquio, un pianto per strada e tanta, tanta delusione.

Torno a casa, scrivo il mio finale. Lo scrivo perché sapevo qual è, già da tanto realizzo. Lo scrivo perché voglio dare una conclusione ai miei personaggi. Lo scrivo per rivalsa, contro tutti quelli che non ci credevano, anche se alcuni non lo avrebbero mai saputo.

Ma non siate tristi per me, il vostro manuale non finisce qui e (spoiler) la mia storia finisce bene.

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