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Manuale

Il tuo “io” interiore

1 Aprile 2020 by Silvia T. Nessun commento

L’altro giorno ho visto la pubblicità di un tizio che vendeva servizi letterari. Aveva la giacca e la cravatta e prometteva di aiutare gli scrittori a organizzare il proprio “tempo” secondo un calendario ben preciso, così da poter scrivere un libro nel più breve tempo possibile.

Questo mi ha fatto pensare che devo passare meno tempo sui social durante questa quarantena, perché mi trovo in disaccordo con la maggior parte delle cose che leggo e seconda cosa…. che devo dare retta al mio “io” interiore.

L’altra sera, in uno dei miei momenti di meditazione e comunione con me stessa (nooo, scherzo, non ho mai momenti così) ho avuto un’illuminazione. Ascoltavo una canzone degli Evanescence del 2009 e, insomma, quando ascolti la tua musica da “giovane”, c’è sempre una parte di te che ritorna a quel momento. Ma non è questo il punto.

Il punto è che ascoltare musica di quando ero adolescente e non sapevo chi ero, mi fa capire quanto sia importante quello che ho capito negli anni: opporre meno resistenza alla mia natura è stata la mia salvezza, a un certo punto.

Cosa c’entra con la scrittura e con l’inizio di questo articolo? Parecchio.

Io invidio profondamente le persone che possono permettersi di “progettare” la scrittura di un libro ma non penso sia veramente possibile.

Questo perché per scrivere, il tuo “io” interiore deve essere sintonizzato con te. E questo non avviene programmando un incontro con Outlook.

Che cos’è l'”io” interiore? Beh, io non sono un dio o un guru, quindi non posso darvi delle risposte trascendentali. Posso parlarvi dell’ “io” scrittore però…

E’ quella voce dentro di voi (sì, siete un po’ pazzi ma in buona compagnia) che vi dice: “Ora si scrive”. Per quanto tu possa cercare di darti uno schema, una routine, delle scadenze, l’ultima parola è sempre la sua.

Lo è quando stai davanti a un computer da ore e hai scritto tre parole e lo è quando alle tre di notte ti viene in mente esattamente come puoi scrivere un capitolo.

E non fate finta di non sentirla. Opponete meno resistenza possibile alla vostra natura di scrittori. Forzarsi per non vedere questa parte di se stessi è… estenuante. Credetemi, ve lo dico per esperienza personale. E vi travolgerà la stesso. E poi, dai, essere dei creativi un po’ scombinati non è così male.

Pensate adesso che siamo in quarantena. Il mio “io” interiore che è anche sarcastico (d’altronde è il mio, non mi potevo aspettare altro) mi sta ripetendo in continuazione: “Allora, Shakespeare in quarantena per la peste scrisse Re Lear, che vogliamo fare? Imparare a fare la pizza a casa? Scrivi!”

E ha ragione, cavolo!

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Manuale

Le epidemie letterarie

26 Febbraio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Stiamo entrando a far par parte della Storia. E, come tutti prima di noi, non ne siamo consapevoli. Nessuno ci crede ora ma, un giorno, qualcuno parlerà di questo 2020 e di quando la Cina e intere città di altre nazioni vennero paralizzate dal Coronavirus o, come lo definisce la scienza, dal virus Covid-19. Si ricorderanno di quelli che ci scherzavano sui social per sdrammatizzare e di chi, preso dal panico, ha saccheggiato i supermercati in cerca di viveri e di prodotti sterilizzanti.

Oltre che nei libri di storia, compariremo anche nelle storie di che le storie le racconta. Ebbene sì, noi scrittori di oggi o del futuro.

Non siamo sicuramente a quel punto ma mi vengono in mente tanti libri famosi che hanno avuto tra i protagonisti un’epidemia. Il cinema e la tv hanno saccheggiato l’argomento proprio come quelli che hanno svuotato i supermercati.

Ma torniamo alla letteratura. Sì, sto per fare il nome del romanzo tanto odiato da tutti i ragazzi delle scuole superiori: I promessi sposi.

Lo so, anch’io quando andavo a scuola non ne avevo capito la bellezza e l’unicità ma, fidatevi, se non lo avete già fatto, rileggetelo da adulti, senza essere costretti ad analizzare ogni personaggio e ogni passaggio e vi troverete tra le mani un capolavoro.

Manzoni, come molti , utilizza la peste come espediente letterario. Quando la nostra sopravvivenza è a rischio, le maschere cadono e ci riveliamo per quelli che siamo. Tutti i personaggi de “I Promessi Sposi” hanno bisogno di fare questo: confrontarsi con se stessi per scegliere la strada da percorrere. E, infatti, quando tutti i personaggi sono in pace, arriva la pioggia purificatrice che porta via i peccati del passato e la malattia.

Piccola aggiunta off topic: la scena della mamma di Cecilia che depone il corpo della figlioletta morta sul carro dei monatti è straordinaria; riesci quasi a vederla, per quanto sono vivide le parole con cui è descritta.

Un altro romanzo che usa l’epidemia come espediente narrativo è “Cecità” di Samarago. Un capolavoro terribile.

Quando l’epidemia di cecità (appunto) colpisce un parte della popolazione che viene ghettizzata perché non si conosce né la natura né i metodi di trasmissione del virus, la lotta alla sopravvivenza porta le persone a comportarsi nei modi più spregevoli.

La psiche umana debole di fronte all’epidemia, proprio come il corpo è vulnerabile alla malattia.

Per una mia sopravvivenza personale, devo credere che l’umanità non arriverebbe mai a tanto ma, se devo essere sincera, non potrei metterci la mano sul fuoco.

E l’ultimo romanzo è il “Decameron“. Qui la peste viene utilizzata per raggruppare invece di dividere. Vi ricordate quando vi dicevo che, a volte, banalmente, uno scrittore ha la necessità narrativa di mettere dei personaggi insieme in uno stesso luogo?

Boccaccio usa la peste nera per bloccare dieci giovani fuori Firenze e far sì che per passare il tempo (non c’era Netflix ai tempi), questi si raccontino quelle che poi sono diventate le famose novelle.

E ora, una mia piccola considerazione. Io ho seguito la vicenda senza farmi prendere dal panico (non ho mai ritenuto utile fasciarmi la testa prima di rompermela) ma capisco la paura e trovo che i media e soprattutto, i social media, stiano diffondendo un terrore inutile. Sono state messe in atto le misure per evitare un ulteriore contagio. Non serve fare una situazione aggiornata minuto per minuto, riprendendo anche notizie non verificate pur di dire qualcosa.

E per concludere, oggi ho aperto la mia pagina Facebook e nella home c’erano circa venti articoli sul Coronavirus ma, a me, l’occhio è cascato sul post di Save di Children che sta combattendo contro la polmonite in Africa, che uccide ogni anno non so quante persone, tra cui molti bambini.

Quindi, il mio unico appello è: non fatevi prendere dal panico. Non prendete per buono tutto quello che vi viene detto ma ragionate sulle cose con la vostra testa (ma questo sempre!). E, cavolo, lavatevi queste mani! E’ una buona norma igienica SEMPRE!

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