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Manuale

Il passo in più

23 Maggio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Quando ho deciso di collaborare con una casa editrice cercando dei manoscritti inediti, ammetto che ho avuto i miei dubbi su come reperirli.

Pensavo che mi sarebbero piovuti addosso (metaforicamente) migliaia di inediti di qualunque genere, scritti in maniera indecente.

E ho dovuto ricredermi perché, benché il mio sia un piccolo scouting, ho ricevuto davvero del materiale valido e interessante. Qualcuno è chiaramente portato per inventare delle storie perché le trame sono appassionanti, qualcun’altro ha uno stile di scrittura veramente originale e poi ci sono quelli che hanno entrambe le cose.

Innanzitutto vi ringrazio, perché mi avete fatto ritrovare un po’ di fiducia nell’umanità, dopo averne persa parecchia leggendo post sui social.

Rimanga segretissimo tra noi: sto seguendo il progetto di una ragazza che mi sta mandando il suo inedito a puntate ed è una vera bomba. Spero che possiate leggerlo presto anche voi. Piccolo messaggio promozionale off topic.

Ci sono, comunque, due o tre consigli generali che vorrei darvi per fare quel passetto in più e migliorare i vostri manoscritti (perché tutto è migliorabile nella vita):

  • Non scrivete come parlate. Sento già le obiezioni; ma dà caratterizzazione al personaggi, è più veritiero, non tutti vogliono una lezione di grammatica… E’ vero. Il vostro personaggio parla molto rozzamente? Ok, nel dialogo potete riportare il suo linguaggio (senza esagerare, sennò poi diventa macchietta) ma dove non parla, tenete il tono del libro. Non fatevi trascinare. E’ vero anche che qualcuno scrive romanzi d’intrattenimento e non saggi di filosofia ma credetemi, scrivere in maniera semplice non significa scrivere sgrammaticato;
  • Non fidatevi del correttore automatico. O, almeno non solo di quello. Ricontrollate e rileggete sempre (ad alta voce, così sentirete anche quando il dialogo non funziona) e soprattutto, cercate sul dizionario o su Internet quando il correttore vi segnala qualcosa ma voi avete dei dubbi. A volte, i computer sbagliano.
  • Non giudicate chi sta leggendo. Innanzitutto non lo conoscete, per cui non ponetevi con un atteggiamento di saccenza assoluta che, comunque, urta in fase di lettura. E, credetemi, quando le persone vi leggeranno e voi leggerete i loro commenti, capirete molto di più anche voi. E diventerete scrittori migliori;
  • Siate lo scrittore, non il personaggio. E’ l’ultimo passo in più da fare. Per quanto la storia possa starvi a cuore o essere, addirittura, la vostra stessa storia, ricordatevi che voi dovete vedere l’insieme. Siete il regista, non gli attori. Quindi, con il magico potere conferito dalla revisione, togliete, aggiungete o correggete di modo che tutto fili. Non attaccatevi a delle cose che volete dire per forza, anche se nella narrazione non sono utili o intralciano.

Complimenti a tutti!

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Manuale

I Cattivi: persone o personaggi?

22 Gennaio 2020 by Silvia T. Nessun commento

“Non sono cattiva, è che mi disegnano così” – Jessica Rabbit

Cara Jessica, hai ragione e hai svelato il trucco: tu sei come ti disegnano. E i cattivi dei libri sono come gli scrittori vogliono che siano.

Pensiamo ai classici “cattivi”. Chi sarebbe Batman senza Joker? Superman senza Lex Luthor? Sherlock Holmes senza Moriarty? Luke Skywalker senza Darth Vader? Ammettiamolo, senza cattivo, il buono ci sembrerebbe meno buono. Questo perché la trama classica di ogni storia è così strutturata:

  • l’eroe che vuole o rivuole qualcosa o qualcuno;
  • una serie di ostacoli che allontanano l’eroe dall’oggetto della sua ricerca;
  • il superamento delle difficoltà e l’ottenimento dell’oggetto desiderato.

Ovviamente, questa trama vale anche a livello metaforico e ha infinite varianti e si applica a ogni genere, razza, religione e orientamento sessuale (così siamo a posto con il GDPR).

A meno che tu non voglia che un quantitativo di sfiga si abbatta sul tuo “eroe” (cosa che può succedere anche nella vita reale), di solito, lo scrittore crea un antagonista, responsabile di quei famosi ostacoli di cui parlavamo prima.

Ora seguitemi, perché il discorso “cattivi” non è così semplice come si pensa e scrivere un buon personaggio cattivo non è facile, per niente.

Una volta, buoni e cattivi erano divisi nella classica struttura fiabesca. La Strega è cattiva perché è cattiva, Biancaneve è buona perché subisce le angherie della regina. Bene e Male sono due categorie assolute, dove è evidente chi sta da una parte e chi dall’altra. E così via, con i personaggi secondari: chi lavora con il cattivo è cattivo, chi aiuta il buono è buono. Semplice, lineare, qualcosa che un bambino possa comprendere. Questi cattivi sono “personaggi”. Non hanno dimensione, sono marci dentro o, semplicemente, matti. Li disegnano così.

Negli ultimi tempi anche nelle storie a fumetti, cinematografiche o nelle serie tv (perché sui libri questa cosa c’è dalla notte dei tempi), c’è stata un’inversione di rotta.

I cattivi diventano “persone”, hanno una storia, dei traumi, delle caratteristiche e spesso non sono così facili da categorizzare. Anche la pazzia viene spiegata. Non si nasce buoni o cattivi, sono le scelte che ci caratterizzano. Dal dolore possono nascere persone migliori ma anche peggiori.

Se penso al mio romanzo, non so ancora chi sia il cattivo. E’ Corrado? E’ il padre di Davide? I parenti di Daisy? O forse è proprio Daisy stessa? In fondo, lei vorrebbe essere serena ma continua a ostacolare questo suo intento in tutti i modi. Non è la definizione di antagonista che vi ho appena dato? Quindi la mia protagonista è buona o cattiva?

Non è così facile dirlo. I confini sfumano, non ci sono i buoni e i cattivi; ci sono solo essere umani, con i loro difetti e le loro paure. Con il loro dolore.

Qui entra in gioco l’abilità dello scrittore. E il mio consiglio: cercate di rendere i personaggi più veri possibile. Non create delle Jessica Rabbit, dei cartonati. Date ai lettori la possibilità d’identificarsi, senza sentirsi giudicati.

E, se posso darvi un’ultima “perla di saggezza”, vi dico: nessuno è buono come la Nutella (non così tanto!). Lasciate che le debolezze e i difetti dei vostri personaggi li rendano unici.

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