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Manuale

L’incipit

31 Luglio 2019 by Silvia T. Nessun commento

E’ dimostrato scientificamente (a parer mio, non ne so molto di scienza ma fidatevi: è importante) che un buon incipit può conquistare il lettore, tanto da spingerlo all’acquisto del libro in questione. E’ anche vero che un incipit così così, potrebbe ottenere l’effetto contrario. Lascio perdere le teorie che riguardano più il marketing sul colore della copertine, il carattere ecc… 
Noi siamo gli scrittori, ci interessa quello che c’è dentro e su quello dobbiamo focalizzarci. Ammettiamolo, gli inizi sono fondamentali, come i finali. Pensate a uno degli incipit più famosi della storia “C’era una volta”. Chi? Cosa? Curiosità… O “Chiamatemi Ismaele” (se non sapete da che libro proviene, compratelo e leggetelo). E chi sarebbe questo Ismaele? E’ il suo vero nome o e un nome che si è dato? Cosa sta per succedere di tanto epico da avere bisogno di conoscerlo con un nome? Vediamo. Compriamo il libro (non sto scherzando, se non lo avete letto, scendete, andate alla libreria più vicina e compratelo. E’ più importante quello di questa insignificante guida). Fondamentalmente un incipit deve fare questo: attirare l’attenzione e scatenare la curiosità.

L’incipit del mio libro è: L’avevo tenuta in un cassetto per anni. Trentatré, per la precisione. Stanotte l’ho fatta sparire, senza pensarci troppo.

Qui mi permetto di fare una premessa. Se state cercando di scrivere il best seller, il nuovo After o Cinquanta sfumature di grigio, chiudete questa pagina, scendete sempre in quella famosa libreria e comprate un altro manuale (King ne ha scritto uno bellissimo “On writing”, a metà tra la guida alla scrittura e la biografia).
Qui entro in scena io, la cosa si fa personale. Alcuni consigli varranno in generale ma saranno soprattutto considerazioni frutto della mia esperienza. Io non ho scritto un best seller, non ci sono neanche andata vicino ma credo di aver scritto un buon libro (non lo dicono solo amici e parenti, giuro!).

I personaggi non sono solo persone che si muovono in una trama ma sono il vostro occhio sulla storia. Per questo dovete subito decidere il punto di vista e tenerlo sempre presente.
A meno che la vostra scelta non sia cambiare punto di vista di volta in volta (ma perché volete complicarvi la vita?), mettete un occhio su un personaggio (o fate il narratore onniscente) e pensatelo proprio così. Sarà lui o lei a darvi lo sguardo sulla storia (per cui scegliete bene). Non commettete assolutamente l’errore di mostrare qualcosa che il vostro personaggio designato (l’Occhio lo chiameremo) non può sapere perché non lo ha visto o non lo ha sentito. Può capitare che, in corso d’opera, l’Occhio vi risulti quello sbagliato per la storia. No problem, meglio se capita subito.
Mi raccomando: il cambiamento di Occhio va bene ma tutto quello che è stato scritto prima deve essere coerente con il nuovo Occhio. Per cui, rilettura e correzione.
Lo so, una bella rottura! Per cui fate bene le scelte all’inizio e tutto scorrerà via meglio. 

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Manuale

Il corso di scrittura

17 Luglio 2019 by Silvia T. Nessun commento

La “A” di questo alfabeto. Così comincia la mia storia di scrittrice… 

Tutto parte nel lontano 2010; ai tempi lavoravo per un amministratore di condominio e, forse, un giorno scriverò di questo. Ho visto cose che voi umani…

Comunque, era evidente che una persona come me, portata per le materie letterarie, era fuori posto a fare la contabilità dei condomini; ma, ahimè, l’esigenza di lavorare batte la vocazione personale e sono rimasta lì per ben cinque anni e mezzo. Per evitare di perdere il senno (già, ai tempi, in terapia intensiva secondo me), ho: cominciato a scrivere un libro durante le pause pranzo e mi sono iscritta a un corso di scrittura creativa.

E lì ho imparato una cosa fondamentale: a leggere. Ma cosa dice questa matta? Io so leggere dalle elementari, leggo cinquanta libri l’anno, ecc… Immagino o, almeno spero, che la maggior parte di voi (non voglio sbilanciarmi con “tutti” perché so che non è così) faccia parte della categoria “lettori forti” e che tra le vostre passioni ci sia leggere oltre che scrivere. Tornando a me, io lo ero. Leggevo tanto ma leggevo male. Mi piaceva proprio leggere. In più un’adolescenza complessa (di cui vi evito i pallosi dettagli) mi ha portato a passare molto tempo da sola. Non mi soffermavo sulla struttura, sulla frasi, sulle figure retoriche, sulle tecniche che gli scrittori (quelli bravi) usavano e scommetto che anche per voi è così. Non fatevene un cruccio, penso sia così un po’ per tutti e non è una cosa che succede da un giorno all’altro. Bisogna leggere tanto e bene.

Dopo un po’ di tempo, il vostro modo di scrivere comincerà a migliorare tanto quanto migliorerà il vostro modo di leggere, vedrete! E sarete in grado di capirlo, vi salterà all’occhio, come si suol dire. Attingete dai grandi, non sarà un copiare ma farete vostro il meccanismo e lo adatterete al vostro stile.

Questo v’insegnerà una lezione ancora più importante: che, per quanto quello che avete pensato vi sembri il primo della sua specie, in realtà, come scriveva Eco ne “Il nome della rosa”, “siamo nani sulle spalle dei giganti”. E’ già stato tutto inventato, quello che potete fare voi è aggiungere il vostro tocco personale. E’ unico. Quello fa di voi il nano con qualcosa da raccontare. Per quanto mi riguarda, essendo io appassionata di cinema e di serie tv, vi dico che potreste trovare degli spunti creativi anche lì. Ho visto serie con un livello di scrittura veramente alto, ovviamente mi riferisco alle serie straniere. Mi spiace Italia, qualche tentativo lo hai fatto ma finché si continuerà a scrivere sempre le stesse cose non progrediremo mai in quel senso.

L’altro grande vantaggio che ho avuto è stato quello di far leggere i miei racconti e potermi confrontare con persone con la mia stessa passione; ho trovato critica ma anche un apprezzamento che non mi aspettavo per i miei scritti. E, da un punto di vista personale, due grandi amiche (che fanno ancora parte della mia vita) con cui ho sperimentato, tramite l’apertura di un blog, la scrittura di racconti brevi.

E ragazzi, chi bistratta chi scrive i racconti non ha capito niente. E’ una cosa complicatissima, è la descrizione di un momento (“una foto” se vi piacciono le metafore) che deve raccontarvi qualcosa senza una vera trama. Il racconto breve si svolge in troppo poco tempo per far evolvere in modo credibile uno o più personaggi, per cui dovrete “tenere l’indispensabile” e “imparare a tagliare”, due cose che vi saranno molto utili nella stesura del vostro libro. Io, per provare, tenterei anche qualcosa alla Quineau in “Esercizi di stile”, dove il nostro descrive la stessa scena più e più volte (una scena quotidiana su un tram, venti righe, non di più), partendo ogni volta da un dettaglio diverso e dando luce a particolari che vengono fuori in un una stesura e non in un’altra.
Detto questo, non dico che fare un corso di scrittura sia obbligatorio ma, secondo me, perdete un ottima possibilità per sperimentare.

E qui, noi sperimentiamo…

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