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La generazione Y

4 Luglio 2020 by Silvia T. Nessun commento

“Con i termini generazione Y, millennial generation, generation next (generazione successiva) o net generation (generazione della rete) si indica la generazione che, nel mondo occidentale o primo mondo, ha seguito la generazione X e alla quale succede la generazione Z: coloro che ne fanno parte – detti millennial(s) o echo boomer(s) – sono i nati fra i primi anni ottanta e la metà degli anni novanta.[1][2]; è dunque la generazione “del millennio“, ovvero coloro nati alla fine del XX secolo.” Wikipedia

Solo io la trovo una definizione complessa?

Non avevo mai pensato di essere una “millenial”, io mi ricordo che ero la generazione in cui non si dava un nome alle generazioni.

E Y poi? Che lettera è? Quando giocavamo a “nomi, cose, città”, quando qualcuno beccava la Y si annullava e si pescava di nuovo.

Ecco che generazione siamo. Quella che si passa per arrivare a un’altra. Cioè, siamo nell’alfabeto ma parlandoci chiaramente: una cosa che comincia per Y? Siamo stati lasciati sul foglio senza che nessuno ci abbia fatto giocare.

Le premesse erano fantastiche, eravamo bambini nel boom economico, quando il buco nell’ozono era ancora un piccolo pertugio, quando non si moriva perché mangiavi il glutine e siamo cresciuti senza Internet e cellulari.

Meglio? Peggio? Non è questo il punto.

Lasciate che vi racconti qualcosa della generazione Y, la mia generazione.

Non ho paura a dire che, ormai, noi Y siamo arrivati alla soglia della quarantina ed è più facile vedere ora quello che è stato.

Che ci sia andata bene o male, possiamo affermare che siamo stati la generazione più danneggiata dalla società italiana. I problemi delle generazioni seguenti viene dal danno fatto a noi.

Allora, io ho provato, nel mio lungo percorso, ad affittare e a comprare una casa e volevano un rene in cauzione (organo vitale che se ne sarebbe andato). E, in questa società che demanda tutta la pressione sulla famiglia di origine, senza un padre danaroso o un marito, non puoi essere indipendente fino in fondo. Da donna, è così che mi sento e che mi sono sempre sentita.

Con noi sono nati, precarietà, stagismo professionale (termine con cui indico chi, a causa della contingenza, è diventato uno stagista di professione. Uno dei grandi errori è stato permettere la nascita di questa figura in Italia. Non eravamo in grado, bisognerebbe solo abolirla ormai, non c’è possibilità di sistemarla), amore liquido (e qui prendo il nome dalla sociologia per indicare relazioni amorose “di merda”. Scusate il francesismo ma non mi viene in mente altro) e abbiamo aperto la strada ai famosi “bamboccioni” (quando ho sentito per la prima volta questa definizione mi è quasi esploso il fegato dalla rabbia ma, tranquilli, ora sta bene).

Cosa c’entra questo con la scrittura? Forse non l’ho detto abbastanza volte: tutto c’entra con la scrittura. Scrivere è parte di un vissuto.

E il nostro vissuto è quello di una generazione con grandi sogni, rassegnarsi al fatto che le cose debbano essere così non ci va proprio giù. D’altronde, come dico sempre, il giro sulla giostra è uno e non ce ne concederanno un altro. Siamo sognatori. Potete biasimarci?

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Manuale

La bugia più grande del mondo

19 Dicembre 2019 by Silvia T. Nessun commento

Non creerò la suspence. La bugia più grande del mondo è: la Magia non esiste.

Lo so, dovrei mantenere il mio aplomb di scrittrice cinica e disinteressata ma sono stata bambina anch’io (incredibile!) e ho creduto (e forse ci credo ancora) a Babbo Natale. Piccola parentesi: da piccola ero affascinata dall’idea d’incontrarlo ma anche un po’ spaventata, non so perché, forse non essendo una persona “normale” m’intimoriva un po’… La Befana poi: volevo i dolci ma non volevo vedere “la vecchia con le scarpe tutte rotte”, doveva essere davvero brutta e con un ghigno malefico. Rimanevo sveglia la notte per la paura che arrivasse. Solo dopo ho capito il sessismo della cosa e, ora, sono una sua grande fan (probabilmente prende la metà di stipendio dell’omone vestito di rosso!)

Quest’anno, per mia volontà e mia soltanto, ho deciso di portare la Magia con l’unico dono che possiedo: la scrittura. Ed ecco il motivo di questo post ma fidatevi scrittori, vi tornerà comunque utile.

Partiamo dal fatto che, per me, Natale uguale Dickens (tra l’altro, io e il caro Charles siamo nati lo stesso giorno. Sì, anche l’anno, me li porto bene!). Dickens era uno che ci credeva; ovviamente non pensava che tre fantasmi potessero materializzarsi a qualcuno ma (ed ecco la Magia dello scrittore) ha avuto la capacità di trasformare pregi e difetti dell’animo umano in una storia fantastica, dove tutto può accadere. E accade.

“La via che gli uomini seguono presagisce una fine sicura se essi vi perseverano, ma, modificando quella via, anche la fine deve cambiare.” (Canto di Natale – C. Dickens)

Vi posso assicurare che la Magia esiste e io l’ho vista più di una volta. L’ho vista in una famiglia che si riunisce ostinatamente ogni anno per festeggiare il Natale, nonostante tutto. L’ho vista su un divano dove due ragazzi si scambiano i regali, ascoltando le canzoni di Natale. L’ho vista tra i volontari che portano le coperte e una fetta di panettone ai senzatetto e negli occhi di una mamma sola che cerca di rendere il Natale del suo bambino speciale, in mezzo a un’infinita serie di difficoltà. La sto vedendo ora, in due fidanzati che bevono una cioccolata calda in una caffetteria piena di lucine e festoni. La vedo ogni giorno nel mio albero di Natale; sì, il mio albero di Natale è magico.

E, soprattutto, la vedo nei bambini; nella loro gioia di scrivere la letterina, aspettare il regalo, scartarlo con impazienza sotto gli occhi di genitori e parenti più contenti di loro. Neanche Harry Potter potrebbe portare più Magia di così. Fidatevi.

Lo so, ve lo dico di continuo di fidarvi di me! Ma, in fondo, la fiducia non è Magia? Non si vede, non si sente ma, quando c’è, si percepisce. E allora siete un po’ magici anche voi, no?

Il ruolo che ho ritagliato per me questo Natale è davvero bello e mi rende molto fiera: io sarò la voce narrante della Magia del Natale.

E forse, ne terrò un pochino per me. Solo un po’.

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