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I concorsi letterari

8 Gennaio 2020 by Silvia T. Nessun commento

Su richiesta di una lettrice del blog, oggi ci dedichiamo a un argomento su cui molti scrittori o futuri tali s’interrogano: i concorsi letterari. Mi sono accorta che c’è molta confusione su questo tema e vorrei darvi un paio di dritte che ho imparato partecipando io stessa ad alcuni di essi.

Se cercate online, troverete concorsi di tutte le forme e i colori. Io, di solito utilizzavo questa pagina ma ne esistono molte altre. Non sarà difficile trovarne uno che faccia al caso vostro.

Partiamo, innanzitutto, dal presupposto che un concorso è un buon esercizio di scrittura; avere un obiettivo, un tema (ma anche senza), una scadenza e una lunghezza da rispettare non può farvi che bene. Disciplina un’attività che, di solito, tra gli scrittori non professionisti è molto caotica e disordinata.

Inoltre, vi permette di cimentarvi con la scrittura del racconto breve che, come ho già scritto più di una volta, sarà di enorme aiuto per passare poi a un romanzo vero e proprio. A questo proposito, la settimana prossima scriverò un post sulla costruzione del racconto.

Ma torniamo ai concorsi. Vi ho parlato del racconto perché, di solito, è questa la tipologia di scrittura richiesta (a meno che non sia un concorso di poesie). In pochi, come il premio Calvino (che però gode di un certo prestigio e richiede un contributo d’iscrizione abbastanza alto), sono esclusivamente per libri finiti.

Molti sono organizzati da associazioni culturali e da biblioteche e alcuni hanno come temi argomenti molti stimolanti e problematiche sociali. Io, ad esempio, ho partecipato a un concorso della biblioteca di Carugate sul tema dell’alimentazione. Spoiler: non ho vinto.

Il punto è capire perché vorreste partecipare a un concorso letterario; se lo fate per mettervi in gioco, per far leggere i vostri scritti a qualcuno che non sia la vostra migliore amica o semplicemente per fare un tentativo, io vi direi di buttarvi senza problemi. Tentare non costa nulla (se il concorso è gratuito).

Io, da parte mia, volevo visibilità. Volevo scrivere un romanzo un giorno ma avevo anche dei racconti a cui tenevo molto e volevo che venissero letti. Di nuovo spoiler: poi ci sono riuscita in un altro modo (ma di questo parleremo la settimana prossima).

Io non so dirvi se un concorso letterario vi porterà visibilità. Con me non lo ha fatto, magari con altri sì. Io ho tentato perché ho pensato che le possibilità di essere “trovati” con un piccolo concorso erano davvero difficili ma essere “trovati” se non sei da nessuna parte era impossibile.

La questione premio. I premi possono essere tra i più disparati (dal set di prodotti da bagno a una somma di denaro), dipende da chi organizza il concorso ma, molto spesso, c’è in palio una pubblicazione in una raccolta che poi verrà in qualche modo distribuita o venduta.

Per questo, è molto importante leggere attentamente il bando: cercate di capire, a concorso concluso, vinto o meno, che fine farà la vostra opera. Il diritto d’autore è vostro ma potrebbero specificare che cedete il diritto di riproduzione (che è poi quello che acquista da voi una casa editrice) per l’utilizzo indicato e per eventuali altri futuri.

Inoltre, in caso di pubblicazione della raccolta, state bene attenti che il bando non preveda l’acquisto obbligatorio di un totale di copie da parte degli autori stessi. Magari per voi può andare bene ma siatene consapevoli dall’inizio per evitare spiacevoli sorprese.

Se il bando non vi sembra chiaro, non esitate a chiedere informazioni al numero di telefono o alla mail che vengono indicati per eventuali comunicazioni. Dovrebbe esserci sempre almeno uno dei due.

Un’ultima piccola considerazione: ho notato che, spesso, questi concorsi vengono vinti da racconti molto “classici”. Non voglio dire che sia una cosa negativa (se il racconto è bello, è bello e fine) però un concorso letterario ha davvero la possibilità di fare uno scouting tra scrittori molto diversi tra loro. Potrebbero utilizzare meglio l’occasione e provare nuove strade. Chissà, magari funzionano.

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La lunga attesa

30 Ottobre 2019 by Silvia T. 2 commenti

Quando il vostro libro sarà pronto, lo saprete. Non posso dirvi altro perché, in realtà, nessuno sa quale sia la cottura giusta. Come la pasta, dovete assaggiarla. E con assaggiarla, intendo rileggerlo (ad alta voce sarebbe meglio) un’ultima volta dopo i cambiamenti, le revisioni e la ricerca per stanare ogni refuso.

“Ok, ora il libro è pronto, quello che ho scritto mi piace tanto o abbastanza (dipende da quanto siete critici con voi stessi) ma ora? A chi lo mando?”

Vi state ponendo la proverbiale domanda da un milione di dollari (metaforici eh… che con la scrittura non li vedrete mai tutti quei soldi!) ed è il giusto quesito da porsi.

Innanzitutto, decidete se volete far leggere la vostra opera prima ad un parente o a un amico o un ristretto gruppo di persone. Io non l’ho fatto, pensavo che avrebbe influenzato il mio modo di vedere la storia e mi avrebbe messo dei dubbi. La scelta è vostra, fate come vi sentite meglio…

Ora arriva la parte più tecnica perché, fino ad adesso, vi siete confrontati con il vostro mondo interiore per scrivere e ora dovrete necessariamente approcciarvi a un mondo ben più spaventoso: quello dell’editoria.

Punto primo: iniziate a fare una lista di casa editrici con cui vi piacerebbe pubblicare, poi scrematelo per bene. La prima cosa è il genere; inutile dirvelo ma è abbastanza assurdo inviare un romanzo rosa a chi pubblica solo gialli (ad esempio). Ma so che succede, quindi fate attenzione a questa cosa.

Punto due: cercate di capire di più sulle case editrici alle quali vi state proponendo. Mi è capitato che, con l’invio del manoscritto, mi venisse richiesta qualche riga per spiegare perché avessi scelto proprio loro. E le frasi fatte… da uno che si propone come scrittore… beh avete capito!

Io avevo già una buona conoscenza del panorama editoriale italiano; ho frequentato fiere, eventi, presentazioni. In passato ho scritto anche degli articoli in merito. Ho frequentato un corso di scrittura e uno di editoria. In più, avevo il naturale interesse verso quel mondo dato dalle mie letture personali.

Punto secondo: forse voi siete fiduciosi nel mondo e ottimisti o disinteressati alla questione ma io non ero così, quindi mi sono posta il problema. E se qualcuno copiasse tutto o parte del mio romanzo? Ho cominciato a informarmi sui blog di scrittori emergenti e ho scoperto di non essere l’unica. Alcuni penseranno: forse te la sei menata troppo. Sì, forse sì. Ma io volevo essere tranquilla. Così, ho chiesto consulenze a chi conoscevo (e anche a chi non conoscevo) sulla tutela del diritto d’autore. Non ho avuto risposte che mi convincevano, quindi mi sono letta tutto lo scibile umano sull’argomento e, alla fine, ho optato per un deposito (senza registrazione del diritto d’autore) presso la SIAE. Se avete bisogno di sapere cos’è scrivetemi a: info@nonprendeteappunti.it.

Punto terzo: l’invio. Eccitazione al massimo! Vi direi di diminuirla ma eccitazione uguale entusiasmo ed è una buona cosa. Spulciate con pazienza tutto quello che la casa editrice vuole le sia inviato e come. Alcune vogliono il cartaceo, altre la mail. Alcune vogliono un estratto, altre l’intero manoscritto. Dopodiché, spedite e sedetevi.

Non vi voglio illudere, la maggior parte se non tutte le case editrici a cui spedirete il vostro libro non vi risponderà o lo rifiuterà. Mi dispiace ma il mondo dell’editoria italiana è così: arrivano veramente tanti inediti che potrebbero rivelarsi un best seller o un fiasco totale. Nel dubbio, molti non vengono neanche aperti.

Qui comincia l’attesa di cui parlo nel titolo, che non deve essere sterile ma sarà lunga. Potete scrivere un altro libro o qualcos’altro, potete rivedere quello che avete scritto e potete continuare a fare la vostra vita. Non fateci ruotare tutto intorno, non contate i giorni. Io, all’inizio, l’ho fatto e vi posso assicurare che non è la via giusta.

E ricordatevi che avete la fortuna di vivere in un’epoca dove, in qualche modo, si può sempre fare. Autopubblicarvi, pubblicizzarvi o semplicemente far passare il vostro pensiero in un’altra forma (tipo, che ne so? Un blog?) O tutte e tre.

Non scoraggiatevi, avete fatto tanto. Mollare ora sarebbe un peccato.

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